«Caso Codivilla a Cortina, a rischio tutta la sanità bellunese»

BELLUNO. Se il Codivilla chiude, come si capisce dalla delibera regionale, restano a casa 150 dipendenti e si perdono assolute eccellenze sanitarie di valore nazionale e internazionale.
Se resta aperto e passa in carico alla Usl (come hanno ribadito Zaia e Coletto sul nostro giornale nei giorni scorsi) salta per aria la sanità bellunese.
Ne è convinto il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, che è anche presidente della conferenza dei sindaci.
«La delibera della giunta regionale è assolutamente chiara - esordisce il sindaco - il 30 aprile non ci saranno più ricoveri al Codivilla Putti e quindi l’ospedale chiude. E questo avviene per scelta della giunta regionale: i bellunesi ne devono essere consapevoli. Nulla dice, quella delibera, dei dipendenti, 150 famiglie coinvolte. Zaia afferma che saranno riassorbiti. Bene, mi deve però spiegare in base a quale strumento normativo lo può fare. Poniamo, per assurdo, che il comune di Belluno volesse chiudere la Sersa: non potrebbe riprendersi i dipendenti, per tutta una serie di norme e di leggi vigenti. Per far transitare all’Usl tutto il personale del Codivilla, la Regione dovrebbe costringere il direttore generale ad un atto illegittimo».
La delibera regionale parla di un bando per trovare il gestore privato a cui affidare l’ospedale ampezzano.
«Ci vogliono come minimo due anni, per non dire quattro, per fare una gara di questo genere. E mettiamo in conto i ricorsi che ormai sono la norma. Scegliere di fare la gara adesso vuol dire la volontà di tenere chiuso l’ospedale».
Molta parte della scelta si basa sulla relazione fatta da tre saggi che bocciava la sperimentazione.
«Sì, ma quella relazione è vecchia di anni, non tiene conto delle nuove attività che sono state avviate e sono in utile, non tiene conto della rivalutazione dei rimborsi per l’osteomielite. E poi è chiaro che il socio privato che ora gestisce l’ospedale e ha fatto investimenti importanti, non lascerà passare liscia questa imposizione. E chi pagherà i contenziosi, se non i cittadini bellunesi e veneti?».
Poniamo che invece tutto passi all’Usl, attività e dipendenti, in attesa di fare il bando per trovare il gestore privato. Cosa potrebbe accadere in questo caso?
«Che salta per aria la sanità bellunese. Nella delibera si dice “senza aggravio di spesa”. Cosa vuol dire? Che alla Usl arriva un altro ospedale, oltre a quelli che già deve tenere aperti, con ottanta nuovi posti letto e 150 dipendenti. Ma la Usl non ha neppure i soldi sufficienti per mantenere i servizi minimi per la sanità bellunese nella situazione attuale».
Provi a fare qualche esempio.
«Per assicurare i servizi di base, la Usl spende circa 12 milioni di euro di più di quanto assegnato ogni anno dalla Regione, deficit che in genere veniva ripianato a fine anno. Ma da alcuni anni non è più così. La Regione ha chiesto alla Usl di diminuire questo disavanzo, portandolo prima a 10, poi ad 8, ora a sette milioni di euro. E questo che conseguenza ha avuto? È semplice, non si fanno investimenti infrastrutturali, non si fanno le manutenzioni elettromedicali. Se si rompe un pezzo da una parte, lo si prende in un altro ospedale e questo comporta il blocco di quel macchinario, come di recente per la Tac di Agordo».
A questo punto l’arrivo dell’ospedale cortinese tutto in carico all’Usl anche se solo per qualche anno, sarebbe impossibile da sostenere.
«Salta per aria la sanità bellunese, si dovrebbe chiudere o drasticamente ridimensionare da altre parti, in altri ospedali, in altri servizi. Invece la sanità bellunese ha bisogno di certezze, e ne ha bisogno da subito, da inizio anno, non con un ripiano alla fine dell’anno, e solo se si trovano i soldi. C’è un costo montagna di cui la Regione si dimentica, o non vuole ricordarsi. Ma c’è e ne deve tenere conto».
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