Caso Corazzin: Perugia chiede di archiviare
Richiesta di archiviazione, da parte della Procura di Perugia, del fascicolo sul caso di Rossella Corazzin, la 17ennedi San Vito al Tagliamento scomparsa il 21 agosto 1975 a Tai di Cadore, basato sulle dichiarazioni di Angelo Izzo, uno degli autori del massacro del Circeo, in merito ai presunti rapimento, stupro di gruppo e omicidio della ragazza.
L’atto è stato notificato alla zia di Rossella, Giuseppina Trevisan, 84enne di Tai, unica identificata come congiunta diretta interessata come parte offesa. A riferirlo è stato l’avvocato Antonio La Scala, che rappresenta l’84enne e gli altri parenti di Corazzin ed è presidente dell’associazione Penelope.
Il legale ha chiesto il fascicolo: il suo obiettivo è scovare al suo interno se vi siano elementi per opporsi all’archiviazione, “suggerendo” nuove indagini, ma sempre su eventuale mandato di Trevisan.
«La richiesta di archiviazione da parte del sostituto procuratore Giuseppe Petrazzini», afferma La Scala «per lo meno lascia intendere che è stata svolta un’attività sulla base delle dichiarazioni di Izzo. Ma sarebbe l’ennesimo caso di una scomparsa legata a presunti stupro e omicidio a finire così. Non conosciamo ancora le motivazioni per cui viene chiesta l’archiviazione. Dovrò esaminare le 1. 580 pagine del fascicolo: ho chiesto di acquisire gli atti».
Il legale avrà tempo sino al 15 settembre. Emerse le dichiarazioni di Izzo, secondo il quale nel caso è coinvolta una dozzina di persone a vario titolo, gli ultimi mesi sono stati concitati. La Scala aveva subito presentato richiesta di accesso agli atti alla procura di Perugia per conto di quattro tra cugini di primo e secondo grado di Rossella. Nulla da fare: ad averne diritto era la sola zia Giuseppina Trevisan. A lei è poi giunta la notifica della richiesta di archiviazione.
Su che elementi? La Scala lo scoprirà dal fascicolo. L’assassino del Circeo, che ha parlato di Rossella a 40 anni dalla scomparsa, ha detto di aver riconosciuto la villa dove dell stupro, dichiarandosi disponibile per un sopralluogo.
Anche “Chi l’ha visto? ” ha tentato di seguire alcune piste, confrontando dettagli rilasciati da Izzo e indagini dell’epoca, nonché testimonianze attuali e di allora. Finirà tutto nel nulla? «Le cugine chiedono la verità», continua La Scala, «vedremo le carte, ma sarà la zia, unica riconosciuta come eventuale parte offesa, a dover decidere. Al momento sembra che voglia chiudere: non se la sente nemmeno di leggere quella descrizione tanto minuziosa quanto feroce».
Mara Corazzin, cugina di secondo grado di Rossella, non si dà pace. «Non posso dare per scontato che quanto detto da Izzo sia falso», ribadisce «L’ex procuratore di Belluno lo riteneva attendibile. Voglio sapere cosa sia stato fatto a fronte delle sue dichiarazioni. Non verificarle significa fa morire Rossella due volte: non possiamo restare altri 40 anni con il dubbio che non sia stato fatto tutto il possibile per cercare la verità. Sua mamma Elisanna vorrebbe che sin andasse sino in fondo. Voglio almeno che sia ritrovato il corpo di mia cugina, per poterlo piangere».
A San Vito al Tagliamento, intanto, la petizione lanciata per chiedere indagini sul caso ha raccolto circa 1. 500 firme. –
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