Caso Croce Verde I sindaci in allarme vogliono un vertice

Michele Costa di Falcade e Rinaldo De Rocco di Canale affrontano la situazione: «Senza il servizio siamo morti»
Di Gianni Santomaso

FALCADE. «È una notizia drammatica e non credo di usare un termine sproporzionato». A dirlo, riferendosi alla decisione assunta lunedì sera dal cda della Croce Verde Val Bióis circa l'impossibilità di garantire le emergenza h24 a partire da inizio luglio, è il sindaco Michele Costa (nella foto). A margine della cerimonia per i festeggiamenti di S.Giovanni, patrono di Canale, ha appena incontrato il presidente della Croce Verde, Stefano Murer. Due parole al volo, con la promessa di affrontare il problema nei prossimi giorni. «Murer», spiega Costa, «mi ha espresso il desiderio di poter incontrare a breve i sindaci di Falcade, Canale e Vallada per spiegarci la situazione e io ho accolto la richiesta per cui, la prossima settimana, analizzeremo tutto».

Questione che Murer ha spiegato ieri e che riassunta suona così: il sodalizio, esistente da 33 anni, conta sulla carta 107 volontari, ma nella realtà soltanto 67. Per far sì che, nel mese, ogni turno sia ricoperto da un volontario servirebbero 120 unità. Ad oggi succede invece che qualcuno si sobbarca innumerevoli turni per coprire i vuoti. Il cda ha però deciso che così non si può andare avanti e da luglio assicurerà tutti i notturni, ma i diurni solo venerdì, sabato e domenica.

Martedì sera si è riunito anche il coordinamento volontari ambulanze Agordino-Zoldano che ha affrontato il tema. Una discussione che, per ora, non ha portato ad alcun risultato. Dagli amministratori locali, nel frattempo, emerge sconcerto e grande preoccupazione per il futuro delle comunità. «È una questione molto seria, direi drammatica senza timore di usare un termine sproporzionato», dice Michele Costa, «una questione cruciale e difficile da risolvere, se mai riusciremo a farlo. Se un sistema come quello della risposta alle emergenze sanitarie è basato sul volontariato, quando quest'ultimo viene meno il sistema stesso si incrina. La cosa era emersa in tutta la sua importanza e delicatezza quando l'autunno scorso ad Agordo, in occasione di quell'incontro sulle aree interne con l'ex ministro Barca, erano state tessute le lodi del sistema basato sul nostro volontariato: si era capito che i tempi e i modi del nostro soccorso sono garantiti dal volontariato».

Una bellezza che, però, nasconde (e neanche troppo) una indubbia fragilità. «Dipendere dal volontariato comporta anche situazioni come quella che ci troviamo ad affrontare oggi», dice Costa, «quando uno dovrebbe esserci e non c'è e ci si basa sul volontariato, poi può capitare che qualcosa si rompa». L'eco di questa prima crepa è arrivato anche nei corridoi dell'ospedale di Agordo, seguito da poche parole di commento: «Guai», dice il personale, «se crolla il volontariato sono guai». Il volontariato può fare crack per disinteresse, calo demografico, ma, sia secondo Costa che secondo il sindaco di Canale, Rinaldo De Rocco, anche per l'eccessivo carico di competenze chieste ai singoli addetti. «La notizia mi preoccupa moltissimo», dice De Rocco, «ma mi chiedo: alla radice di questa decisione c'è dell'altro? Si chiede sempre più professionalità ai volontari, ma davvero serve tutta questa professionalità? I volontari sono tali perché offrono il loro tempo e il loro sapere per aiutare altre persone. Non possiamo esagerare con le richieste, dobbiamo aiutarli a fare i volontari, non prenderli per il collo. Senza volontariato siamo morti».

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