Caso Tuina, la cinese non capisce le domande ma parla bene la lingua italiana
BELLUNO. Non capisce l’italiano, in realtà lo parla benissimo. Non si può dire che Qing Qing Zheng si sia avvalsa della facoltà di non rispondere al giudice per le indagini preliminari di Venezia. Semplicemente la donna, indagata per esercizio di una casa di prostituzione e autoriciclaggio (soldi sporchi lavati in casa), non ha risposto all’interrogatorio di garanzia perché sostiene di non comprendere la lingua italiana e di aver bisogno di un interprete. La notizia è arrivata dal carcere femminile della Giudecca alla procura della Repubblica di Belluno ed è stata accolta con un sorriso amaro, oltre che con una certo disappunto.
A sentire il pubblico ministero titolare dell’inchiesta “Cin Cin”, Simone Marcon, la donna che gestiva il centro benessere Tuina di piazza De Luca nel quale si svolgevano incontri a luci rosse tra le ragazze dipendenti e almeno 400 clienti in pochi mesi, la lingua italiana la parla benissimo. Era lei non solo a gestire l’attività nel centro accanto a via Vittorio Veneto, ma anche a concordare il tipo di prestazioni e il relativo costo con chi non era per niente interessato al massaggio, ma viceversa era appassionato di tutto quello che hanno documentato le telecamere sistemate dai poliziotti della Squadra mobile, che stavano indagando su delega della procura. Difficile pensare che fossero i frequentatori a esprimersi in cinese o in qualche altra lingua.
La donna rimane in carcere, a disposizione dell’autorità giudiziaria e il suo atteggiamento non potrà non costarle qualcosa. Ci si aspetta qualche iniziativa anche dal difensore Giacomo Vallese del foro di Venezia, con il quale l’indagata si sarà sicuramente consultata. Sarà lui a presentare qualche richiesta, probabilmente già nelle prossime ore. Quello che si sa è che, prima che venissero messi i sigilli su disposizione del gip, il centro Tuina non era famoso per i massaggi da 30 euro per mezz’ora, 50 per un’ora, 60 con quattro mani e 70 con vasca. Il prezzo delle prestazioni poteva essere anche molto maggiore, del resto nelle intercettazioni è emerso che Qing Qing Zheng aveva intenzione di comprare un albergo a Mestre, nel quale aumentare il giro dei suoi affari. Aveva necessità di 200 mila euro, che sarebbero presto arrivati nelle sue tasche, al ritmo di una ventina di clienti al giorno.
Un altro aspetto che gli investigatori stanno cercando di approfondire è il reclutamento delle ragazze, naturalmente di nazionalità cinese, che esercitavano tutti i giorni al Tuina ed erano pagate un migliaio di euro al mese. Non si esclude che stessero cercando di rimanere in Italia con il paravento dell’impiego in un centro massaggi, che in realtà nascondeva dell’altro. L’inchiesta prosegue, dopo il sequestro e l’arresto e potrebbe emergere qualcosa di più importante.
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