Caso Vettorel, i legali ricorrono a Strasburgo

Richiesta di maxi risarcimento alla Corte europea per i Diritti dell’Uomo. Slitta la decisione sulla libertà
INVIATO AD AMBURGO. Qualcuno vi può giudicare. Amburgo non è mai stata così vicina a Strasburgo per un grosso risarcimento danni.


Non basta più l’Alta Corte Oberlandesgericht agli avvocati di Fabio Vettorel. Non c’è ancora stato alcun passo ufficiale, ma l’intenzione di Gabriele Heinecke e Arne Timmermann è quella di fare presto ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, qualunque sia la sentenza del processo. La stessa istituzione alla quale si è rivolto Silvio Berlusconi contro la legge Severino, che gli impedisce di candidarsi politicamente.


Ieri non è stato deciso nulla sul legittimo sospetto a proposito di un giudice della stessa Alta Corte e tutto, compresa l’eventuale decisione sulla libertà, è slittato tra oggi e domani. Intanto il 18enne feltrino in carcerazione preventiva nell’istituto minorile di Hanofersand dalla manifestazione anti G20 del 7 luglio non protesta nei confronti della legislazione tedesca, che peraltro ritiene di non aver infranto, ma nella sua cella a una ventina di chilometri dal centro non può non pensare che qualcosa non stia funzionando nei suoi confronti.


È l’unico italiano ancora detenuto per l’ipotesi di reato di grave turbamento dell’ordine pubblico e, nelle prime udienze del processo al tribunale minorile di Altona, non c’è stato un testimone dell’accusa che l’abbia riconosciuto o sia in grado di confermare che, all’alba di quel giorno d’estate, era proprio lì. Nulla al di là delle immagini dei filmati della polizia che lo ritraggono tranquillo, prima della carica della polizia, del tentativo di fuga con l’attivista cesiolina Maria Rocco e dei soccorsi a una ragazza, che si era procurata una frattura scomposta a una gamba, saltando oltre un recinto.


Quanto possono valere più di quattro mesi di vita di un giovane operaio di Feltre? A quanto si sa, il suo datore di lavoro è sempre disponibile a riprenderlo, ma se per qualche motivo dovesse perdere il posto? Molto di più dei 10 mila euro che, solo la settimana scorsa, la madre Jamila Baroni era pronta a versare in contanti per la cauzione, prima che il pubblico ministero presentasse un altro ricorso contro la liberazione già decisa dal tribunale, insieme all’obbligo di firma tre volte alla settimana dalla polizia. Si parla di centinaia di migliaia di euro: «I nostri legali stanno valutando seriamente questa opportunità», non nasconde Baroni, «quello che vogliamo è che sia garantito un giusto processo a Fabio e che non vengano violati i diritti della difesa».


Quello che non si capisce in Germania, figurarsi in Italia, è perché il tribunale vorrebbe rimettere in libertà Vettorel, mentre la pubblica accusa si oppone. A parte che sarà un giudice a decidere e non un sostituto procuratore a decidere «noi un’idea ce la siamo fatta», riprende Baroni, «l’ordine di ricorrere arriva direttamente dalla procura, del resto se assolveranno Fabio, come pensiamo, ci sarà una sorta di effetto valanga».


Gli altri italiani, tutti maggiorenni, sono stati condannati a pene fino a tre anni, con la sospensione condizionale e la scarcerazione.


L’avvocato bellunese Marianna Hofer mastica anche un po’di diritto tedesco: «Bisognerà verificare se ci siano state o meno delle violazioni dei diritti della difesa. Vista da fuori, quello che posso dire è che ricorrerei alla Corte Europea, in modo da ottenere un risarcimento danni, che può essere molto alto. Come si fa a pretendere una confessione da un giovane, che ritiene di non aver commesso reati?» .


Le prossime udienze del processo Vettorel sono in calendario per lunedì 27 e per il 4 dicembre. Qui saranno decise le altre date. Il 2 dicembre Fabio Vettorel compirà 19 anni, ma in Germania è ancora minorenne. Non si aspetta regali dalla giustizia tedesca, ma solo di poter presenziare ai prossimi appuntamenti in tribunale da uomo libero. Non scappa da nessuna parte. Una confessione, questo l’ha già anticipato nelle dichiarazioni spontanee in apertura di processo, non la farà mai: non ha niente da confessare.


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