Cassa di solidarietà, boom di iscrizioni a Belluno
Quasi trecento in più a testimonianza della crisi e delle difficoltà delle famiglie
Il presidente della Cassa Fabrizio Campedel e il vice presidente Chissalè
BELLUNO. «Sono passati i tempi degli extracomunitari, la crisi adesso coinvolge davvero tutti». Partono da una constatazione amara quanto attuale i responsabili della cassa di solidarietà aziendale della Luxottica, dove - in un anno e mezzo - gli iscritti sono saliti di trecento unità. Un'impennata giustificata dalla crisi e dall'aumento delle famiglie in difficoltà. A dimostrarlo è una casistica che si fa ogni giorno più seria: dal dipendente che improvvisamente si trova da solo a portare i soldi in casa all'assistenza domiciliare degli anziani. Insomma, la Luxottica non è soltanto il paese del Bengodi, quello per intendersi delle star alla cena di Natale (dalla diva Ivana Spagna al cantautore per antonomasia Claudio Baglioni), ma è anche e soprattutto una grande fabbrica dove i problemi si toccano con mano e si aggravano a ogni giorno che passa. Il problema infatti non è tanto all'interno dello stabilimento, quanto fuori: coniugi che perdono il lavoro, figli che non escono di casa (e non perché sono dei bamboccioni), costo della vita in costante crescita. «Non siamo un'isola felice», la premessa di Fabrizio Campedel, presidente della Cassa. Complice la crisi, i lavoratori che hanno aderito alla cassa di solidarietà aziendale sono stati oltre trecento, dato che porta il numero complessivo a 1789 tra gli stabilimenti di Agordo, Sedico, Cencenighe e Lauriano Po nel Torinese. Ogni mese ciascun lavoratore ha una trattenuta in busta paga di 7 euro e 66 centesimi, metà dei quali sono coperti dall'azienda. Un meccanismo semplice che interpreta in chiave moderna il principio dell'auto-mutuo aiuto fra colleghi. Oltre i numeri ci sono storie di ordinaria difficoltà, dall'operaio che non riesce a pagare il carrozziere per un intervento di routine alla famiglia che si ritrova con l'acqua alla gola perché non ce la fa a sostenere il mutuo sulla casa. Ci sono poi le spese mediche e quelle a favore dei malati gravi. Per esempio, in questi anni, la Cassa ha aiutato alcuni lavoratori affetti da sclerosi multipla costretti a fare richiesta di part-time. «Abbiamo tentato di integrare il loro reddito in modo che non risentissero dei mancati introiti», spiega Campedel. In un caso, sono stati erogati circa 5 mila euro nell'arco di un anno. Va da sé che ogni richiesta avanzata dai lavoratori iscritti passa attraverso una commissione che prima di deliberare il contributo istruisce una pratica, avvalendosi - nel caso - anche di pareri medici. «Seguiamo precisi criteri», sottolineano Campedel e il vicepresidente Paolo Chissalè. Mentre nel 2009 sono stati concessi contributi per un totale di 114 mila euro, nell'anno appena trascorso si sono superati i 130 mila euro. Tutti contributi a fondo perduto anche perché la Cassa non può fare prestiti: «Questo è un limite oggettivo», allargano le braccia Campedel e Chissalè. «Lo possono però fare le finanziarie», il commento ironico dal retrogusto decisamente amaro. Resta il fatto che le richieste di aiuto sono aumentate "esponenzialmente". E questo, nonostante le novità in materia di Welfare volute da Luxottica. Un capitolo, quest'ultimo, tutt'altro che chiuso. Sono in molti, anche tra gli stessi operai, a chiedersi se ci sia il rischio di sovrapposizione sul fronte soprattutto delle spese mediche. Campedel e Chissalè non negano l'esistenza di un problema iniziale di coordinamento: «Ma nel prossimo contratto aziendale si stabiliranno le rispettive competenze. Uno non esclude l'altro», la precisazione. A tale proposito la Cassa chiede di intensificare la collaborazione con le associazioni con finalità sociali che si trovano sul territorio: «Il nostro obiettivo è tracciare una mappa del bisogno. In questo modo potremo concentrare le nostre energie».
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