Cassa in deroga, allarme dei sindacati

«Se non sarà rifinanziata, le banche chiederanno ai lavoratori i soldi anticipati. In migliaia a rischio licenziamento»
Di Paola Dall’anese
20051129 - ROMA - ECO : OCSE: ITALIA; BENE L' OCCUPAZIONE, MA SERVONO ALTRE RIFORME..Un lavoratore metalmeccanico in una fabbrica di Bologna in un'immagine di archivio dell' 8 luglio 2005. ..L' Ocse esprime una valutazione positiva sulla situazione del mercato del lavoro in Italia, che riflette fra l' altro la messa in regola continua degli immigrati ed il completamento dell' ultima fase delle riforme in questo settore. Per il 2006 e il 2007, peraltro, e' atteso un rallentamento, dal momento che non sono in cantiere ulteriori novita' normative, finalizzare a stimolare la crescita degli occupati...GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO / ANSA / PAL
20051129 - ROMA - ECO : OCSE: ITALIA; BENE L' OCCUPAZIONE, MA SERVONO ALTRE RIFORME..Un lavoratore metalmeccanico in una fabbrica di Bologna in un'immagine di archivio dell' 8 luglio 2005. ..L' Ocse esprime una valutazione positiva sulla situazione del mercato del lavoro in Italia, che riflette fra l' altro la messa in regola continua degli immigrati ed il completamento dell' ultima fase delle riforme in questo settore. Per il 2006 e il 2007, peraltro, e' atteso un rallentamento, dal momento che non sono in cantiere ulteriori novita' normative, finalizzare a stimolare la crescita degli occupati...GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO / ANSA / PAL

BELLUNO. È allarme per la cassa integrazione in deroga, che in provincia di Belluno ha interessato circa 3 mila lavoratori e 543 imprese in cinque anni. A fine giugno, infatti, scadrà la proroga decisa dalla Regione e i fondi per rifinanziarla sembrano non essere sufficienti. Questo significa che migliaia di lavoratori, soprattutto del settore artigiano, sono a rischio licenziamento. Ma c’è di più. Anche le banche sono sul piede di guerra: gli istituti di credito, infatti, hanno iniziato a chiedere ai lavoratori la restituzione della “cassa” anticipata, secondo un accordo provinciale siglato con le parti sociali.

Visita al prefetto. Per scongiurare uno scenario che andrebbe a peggiorare una situazione di per sé già drammatica in provincia di Belluno, ieri i sindacati confederali di Cgil, Cisl e Uil hanno consegnato al prefetto Giacomo Barbato un documento, con il quale viene chieste il suo intervento affinché il governo rifinanzi questo prezioso ammortizzatore sociale. È sotto questi auspici tutt’altro che rosei, oggi i lavoratori “festeggeranno” il primo maggio, «anche se non si può parlare più di festa, se non per chi il lavoro ce l’ha ancora», precisa Valerio Zannin della Uil.

«Non possiamo abbassare le tutele e le coperture finanziarie», aggiunge Ludovico Bellini, segretario della Cgil, «visto l’aumento della richiesta di cassa in deroga, anche nei primi mesi del 2014. Sappiamo che il 30 giugno scadrà la cassa in deroga finanziata dallo Stato tramite la Regione, ma il primo stanziamento di quest’anno (a 35 milioni di euro) è servito per pagare la cassa arretrata del 2013. Ad oggi le risorse disponibili per la cig in deroga 2014 ammontano a 4-5 milioni di euro, appena sufficienti per pagare un paio di settimane di cassa. E da Roma non arrivano garanzie di risorse aggiuntive per il 2014». «Se saltano gli ammortizzatori sociali», precisano poi Marina Bernardi (Cisl) e Christian De Pellegrin (Cgil) dell’artigianato, «significa che un’impresa in difficoltà sarà costretta soltanto a ricorrere ai licenziamenti. Così stando le cose, non perderemo solo posti di lavoro, ma anche professionalità e competenze, con i lavoratori costretti a cercare un impiego altrove. E cosa dire delle difficoltà per coloro che, pur avendo un’età relativamente avanzata, per la riforma Fornero non possono ancora andare in pensione?».

Banche sul piede di guerra. Visti i ritardi di pagamento della cassa da parte dello Stato, le banche stanno iniziando a chiedere la restituzione di quanto versato al lavoratore. Una situazione che rischia di mandare sul lastrico migliaia di cassaintegrati. Persone che, oltre a dover vivere con un’indennità ridotta rispetto al salario normale, si vedrebbero costrette a restituire soldi che sono già stati utilizzati per pagare alimenti e bollette. L’accordo provinciale con gli istituti di credito, infatti, parla chiaro: le banche anticipano sei mesi di “cassa”, ma se al settimo non arriva il rimborso statale, si rifanno con il lavoratore.

E i guai aumentano per quei lavoratori dipendenti che non riescono a pagare con puntualità le rate del mutuo: a queste persone, infatti, le banche non sono più disposte ad anticipare l’indennità. Cosa significa? Semplice, che un lavoratore potrebbe trovarsi per 7-8 mesi senza la benché minima entrata.

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