Cassol: «Quasi estinti ma c’è una speranza»

SEDICO. C’è anche un bellunese tra coloro che per primi hanno creato attenzione attorno all’ibis eremita. A svelarlo è Michele Cassol, uno degli studiosi bellunesi più preparati in materia (laureato...

SEDICO. C’è anche un bellunese tra coloro che per primi hanno creato attenzione attorno all’ibis eremita. A svelarlo è Michele Cassol, uno degli studiosi bellunesi più preparati in materia (laureato in scienze forestali, è autore di una cinquantina di pubblicazioni scientifiche e a carattere divulgativo). «Esistevano colonie riproduttive dell’ibis eremita in Turchia e in Tunisia. E proprio un bellunese, Maurizio De Min, vi si era recato una ventina di anni fa per occuparsi di studiare a fondo questa particolare specie».

L’ibis eremita non è del tutto nuovo in provincia di Belluno. Negli ultimi anni è stato avvistato più d’una volta, ma mai era stato possibile vedere uno stormo così numeroso come quello arrivato ieri ai Fant. Lo stesso Cassol registra con grande interesse il passaggio per il territorio bellunese di questa migrazione controllata. «In provincia - ricorda Cassol - se n’è visto qualcuno più d’una volta. L’anno scorso ne sono stati avvistati almeno quattro e l’anno prima altrettanti. Questa primavera se ne sono visti un paio. Li ho scorti a Limana e in Alpago, ma prima anche nella zona di Lentiai e proprio ai Maserot, vicino alla località dove sono stati fatti atterrare questi ibis. Sono animali mansueti che si lasciano avvicinare. Quest’animale si era quasi estinto in Europa e ora gli studiosi stanno cercando di reintrodurlo in natura e di insegnargli il percorso migratorio per stornare. Non è detto che il passaggio naturale preveda di sorvolare la provincia di Belluno, ma capita che ogni tanto qualcuno si perda e transiti proprio per di qui». (n.p.)

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