Casteldardo, 2 mila viti distrutte ma già si lavora al nuovo vigneto

Il Corpo Forestale indaga contro ignoti per la devastazione di un quinto della coltivazione di Prosecco. Ruspe in azione per preparare alla viticoltura altri otto ettari. Il sindaco Da Canal: «Serve un dialogo»

TRICHIANA. Alcune (centinaia) sradicate, altre accuratamente tagliate, di netto, presumibilmente con una lama. È il Corpo Forestale a curare le indagini su quanto avvenuto, una decina di giorni fa, nel vigneto di prosecco realizzato in località Casteldardo. Quasi duemila le barbatelle irrimediabilmente compromesse (un danno da circa 30 mila euro, senza considerare i ritardi sul primo raccolto) nell’appezzamento in gestione all’azienda trevigiana Le Rive di Colbertaldo, che appena lo scorso anno decisero di acquistare terreni a Trichiana per delocalizzare la produzione di prosecco.

A finire nel mirino di ignoti i circa 7 mila metri quadrati da subito destinati a prosecco. Un atto solo apparentemente vandalico, visto che le indagini al momento seguono tutte le ipotesi: non sono escluse, infatti, anche le piste dell’intimidazione (nei confronti dei gestori o dei proprietari dei terreni) e quella di un’azione punitiva contro una coltivazione intensiva che prevede l’utilizzo di fitofarmaci. Un tema, quest’ultimo, sollevato non senza clamore dalla popolazione e da associazioni ambientaliste quando, un anno fa, si scoprì la destinazione dei terreni di Casteldardo.

Il tutto mentre nella zona, a poche decine di metri dal vigneto devastato, ruspe e camion sono al lavoro per preparare il terreno (otto ettari) ad ospitare nuove viti. Sempre in gestione all’azienda agricola trevigiana.

«Condanno in maniera decisa simili atti vandalici», irrompe il sindaco di Trichiana, Fiorenza Da Canal. «E se non si tratta di vandali è uguale: che a uno piacciano o no i vigneti non è così che funziona in una società civile, io sono sempre e comunque per il dialogo».

Dialogo, appunto, quello che secondo il primo cittadino è mancato anche dall’altra parte. «Sia chiaro, nessuna irregolarità, nè da parte di chi ha dato in gestione i terreni in questione nè di chi li ha affittati, ma nessuno si è mai fatto avanti per informare l’amministrazione comunale. Sono dispiaciuta di questo, perchè ritengo che venendo da fuori provincia sarebbe stato se non altro un bel gesto. La popolazione è venuta a sapere di quella che sarebbe stata la destinazione d’uso dei terreni solo a lavori quasi conclusi e inevitabilmente c’è stata subito preoccupazione, perchè tutti sappiamo che nella viticoltura si fa regolare utilizzo di fitofarmaci per proteggere le piante. Queste, lo sappiamo, sono terre molto delicate dal punto di vista ambientale ed è compito di tutti tutelarle. Per questo si sono subito attivate associazioni, privati cittadini, mi sembra stia nascendo anche un comitato intercomunale».

Già nato, invece, un regolamento intercomunale (coinvolti Trichiana, Limana, Mel e Lentiai) contro la conquista indiscriminata delle terre della Valbelluna. «Mi sembra che questa caccia alle terre bellunesi per coltivare vigneti», ha concluso il sindaco Da Canal, «prima o poi doveva trovare una regolamentazione. È una questione di buon senso, direi. Almeno così chi la Valbelluna la abita può tutelarsi, può sapere cosa succede. Questo, ovviamente, ribadendo che ben vengano gli imprenditori che investono nel Bellunese».

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