Catturato in Carnia l’orso del Cansiglio

Ribattezzato “Francesco”, l’esemplare è stato sedato e dotato di collare satellitare per poterne seguire gli spostamenti

CANSIGLIO. Era così “cattivo”, pardon predatore, che in Trentino e sull’altopiano di Asiago gli davano la caccia per abbatterlo. È riuscito a farla franca scappando attraverso il Bellunese. S’è rifugiato in Carnia e qui è stato catturato. Ma una volta radiocollarato, l’hanno ovviamente liberato. E gli hanno messo il nome di “Francesco” tanto è dolce. Perché anziché sbranare mucche o pecore è ghiotto di miele.

Parliamo di M4, l’orso che ha scorrazzato per qualche mese in Valbelluna, facendo compagnia probabilmente a Madi e, più recentemente, all’altro orso N15 in Cansiglio e Alpago. Territorio, questo, che per qualche tempo, fra il 2014 ed il 2015, ha fatto i conti con la presenza contemporanea di ben tre plantigradi.

Dunque, nella tarda serata di sabato sulle pendici del monte Lovinzola di Verzegnis (Udine) è stato catturato un animale di ben 189 chili che si distingueva per un pelo chiarissimo, color beige. Le analisi genetiche lo dovranno confermare, ma quasi certamente si tratta appunto di M4, orso proveniente dal Trentino, dove è nato nel 2008, fratello di M3, esemplare dal mantello bianco, molto noto a Trento; entrambi sono figli dell’orsa KJ2.

L’orso è stato catturato da un team dell’Università di Udine, da agenti della polizia della Provincia di Udine e da volontari dell’associazione Villaggio degli orsi, con il supporto del Corpo forestale e della riserva di caccia di Verzegnis.

M4 è entrato verso le 22 nella gabbia che si è chiusa automaticamente ed è stato quindi immediatamente sedato, sottoposto a vari prelievi di pelo e sangue e pesato. È stato quindi dotato di collare satellitare.

Verso l’una del mattino l’animale si è risvegliato e ha incominciato a mettersi in cammino: all’alba di domenica era nel versante ovest ad oltre 1600 metri di quota del Lovinzola nella Val di Preone, dove, in un luogo riparato, ha trascorso la giornata.

La dotazione di un collare satellitare permetterà di monitorare M4 (o, se altrimenti confermato dalla genetica, suo fratello M3) per un massimo di 18 mesi. In questo modo si cercherà di capire e conoscere le più nascoste abitudini di questa specie e di questo individuo in particolare, oltre che di prevenire danni al patrimonio zootecnico. Anche Madi, come si ricorderà, portava il collare, veniva seguito tutti i giorni in Cansiglio e in Alpago, perfino nelle sue fughe verso i vigneti di Prosecco, sulle colline di Conegliano.

La storia di “Francesco” la conosce Stefano Filacorda, ricercatore che dirige e coordina gli studi sulla fauna selvatica per l’università di Udine. «Nel corso del 2014 - ricorda - aveva imperversato nella zona di Asiago, dove era stato rinominato Genè o “il biondo” per i peli chiari. Qui aveva predato oltre 29 tra vitelli e manze, creando molte situazioni di conflitto con gli allevatori che avevano portato le autorità regionali a decidere di catturarlo, e vi erano state anche richieste di abbattimento».

Ad inizio 2015 M4 era scomparso per lasciare tracce in Valsugana. «Da quel momento - prosegue Filacorda - si era incominciata a ipotizzare la sua morte per bracconaggio. Ma probabilmente M4 si era spostato verso il Bellunese e, a inizio estate 2015, era giunto in Carnia, dove aveva colpito molte arnie di apicoltori».

Francesco Dal Mas

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