Causa milionaria, notificato il pignoramento: a rischio la tesoreria Usl 2
FELTRE. Pignoramento notificato all'Usl. È quello che l'avvocato Rovelli, legale che ha seguito con il sindacalista Uil Giorgio Faccioli la causa dei 18 ricorrenti, ha trasmesso all'Usl di Feltre e alla Regione. Nella terza udienza che ha convalidato le istanze dei dirigenti sanitari non medici (in attesa dal 1994 del fondo incentivante all'epoca non correttamente attribuito), il giudice del tribunale del lavoro Anna Travia non ha indicato i tempi tecnici per corrispondere l'importo di quattro milioni 859 mila euro. Ma trattandosi di una causa di lavoro, il debito contratto va sanato subito, senza attendere la sentenza in appello, al secondo grado di giudizio, prevista per il 2018. E i pignoramenti, se messi in atto quando la notifica sarà ratificata, possono intaccare, in mancanza di altri fondi, la tesoreria dell'Usl. Con l'ufficiale giudiziario che ritira il fondo cassa delle prestazioni sanitarie ospedaliere, ossia i ticket di compartecipazione finanziaria degli utenti di esami del sangue, radiografie, prestazioni specialistiche, come sta avvenendo a San Donà di Piave.
Le strategie dell’azienda. Ricorrenti e Usl sono al muro contro muro. I ricorrenti vogliono entrare subito in possesso dei loro soldi, l'azienda, patrocinata dalla giuslavorista padovana Maria Luisa Miazzi, non si arrende e resiste fino alla Cassazione, se necessario. «Come Usl abbiamo presentato istanza di sospensiva dei pagamenti a Venezia», spiega il direttore amministrativo Paolo Pavan. «Nel mese di luglio ci sarà l'udienza in appello. Se viene accolta la sospensiva, l'ingiunzione perderà di consistenza. In caso contrario, l'azienda non avrà altra possibilità che prendere atto della situazione. Noi siamo fiduciosi che, trattandosi di un pagamento cospicuo, si tenga conto del fatto che non si può mettere in ginocchio un'azienda che eroga servizi sanitari. Anche perché, se nel secondo grado di giudizio, cioè in appello, si dovesse dare ragione delle istanze dell'Usl e se nel frattempo fosse intervenuta l'ingiunzione di pagamento e la corresponsione di tutti questi soldi, l'azienda dovrebbe richiedere nel 2018 la restituzione della somma, agli interessati e ai loro eredi».
Il compromesso storico di Faccioli & Company. Questa azione di forza è anche per smuovere la situazione e trattare. Questo è quanto fa sapere Vittorio Ferrigno, in prima linea fra i ricorrenti.«La situazione che si è venuta a creare è dolorosa anche per noi», dice il biologo sindacalista in pensione. «Non ci fa piacere l'erosione della tesoreria dell'ospedale. Ma siamo stati costretti a tanto. Noi siamo ancora disposti a trattare e a chiudere la transazione al trenta per cento, pur di mettere fine ai tentativi, a nostro avviso inutili e dispendiosi, dell'Usl che resiste anche contro l'evidenza dei fatti».
E Giorgio Faccioli, coordinatore regionale della Uil Dirigenza che per quasi vent'anni ha seguito l'iter commenta con rammarico che «con le spese legali che l'Usl dovrà pagare con questa terza sentenza vengono abbondantemente superati i 130 mila euro. Se fosse stata accettata una delle diciassette proposte transattive che ho indirizzato all'amministrazione, questo inutile esborso di spese legali non sarebbe mai avvenuto e i costi per chiudere la vicenda si sarebbero ridotti di due terzi. Lo abbiamo spiegato a tutte le amministrazioni del Veneto e quasi tutte ne hanno compreso la convenienza. Solo quattro hanno preferito la via giuridica, ma dopo la sentenza di primo grado hanno convenuto, prima fra tutte la vicina Usl di Belluno, sulla transazione. Solo Feltre ha scelto di resistere ed ora dovrà pagare, unica nel Veneto, le proprie errate strategie.
Laura Milano
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