Cavi e teleferiche mettono di nuovo a rischio i soccorsi
MEL. All’indomani dell’intervento di recupero di due pordenonesi infortunatisi durante una discesa nella forra di Val Maor, si torna a discutere del problema della sicurezza per i soccorsi aerei a causa della presenza di cavi elettrici e teleferiche non segnalate.
«Il pilota dell’elisoccorso del Suem di Pieve di Cadore», spiega il delegato provinciale del Soccorso alpino, Fabio Bristot, «durante le manovre, si è accorto di essere andato vicino a una teleferica e all’atto di virare ha scorto la seconda teleferica. Se si passa a grande distanza non ci sono problemi, ma se ti avvicini al luogo di un intervento di soccorso e ti trovi dei cavi, la cosa cambia notevolmente. È necessario, quindi, che la legge sugli ostacoli al volo vada avanti, che la commissione regionale proceda il più rapidamente possibile e che si giunga al più presto a una mappatura di tutti i cavi presenti in provincia, facendo in modo che quelli non autorizzati siano fatti rimuovere dai sindaci. E soprattutto che la proposta presentata dall’onorevole De Menech esca dal pc della Camera e assuma carattere legislativo».
Sul volo di domenica interviene anche il primario del Suem Giovanni Cipolotti, che sottolinea: «Ogni operazione di soccorso viene sempre svolta con grande attenzione, sicuramente la presenza di cavi a sbalzo, di teleferiche e altro rende più complicato l’intervento. Laddove sono in atto operazioni di disboscamento la presenza di cavi e quant’altro è particolarmente numerosa. Quello del soccorso aereo resta sempre un lavoro pericoloso».
Cipolotti precisa, poi, che «la commissione regionale insediata per dare compimento alla legge sull’ostacolo al volo sta lavorando. Certo, serve del tempo: l’Alto Adige ci ha messo sette anni per arrivare alla norma attuale, è un lavoro impegnativo».
Il delegato provinciale del Cnsas, inoltre, sottolinea che «non vogliamo penalizzare chi va nel bosco a fare legna, ma tutti devono pensare che potrebbe essere un loro caro ad aver bisogno dell’aiuto dell’elisoccorso. E cosa dire poi dei cavi che sorgono a 196 metri dal piano di campagna senza essere segnalati? In valle di Schievenin, dove solitamente si fanno 2-3 interventi all’anno, la situazione è particolarmente pericolosa, come ci sono dei problemi anche ad Ospitale e Termine di Cadore», conclude Bristot annunciando che presto come Soccorso alpino «scriveremo ai sindaci per invitarli a fare una ricognizione dei cavi fuori legge nel loro territorio ordinandone la rimozione. Una lettera simile l’avevamo spedita alcuni anni fa, ma hanno risposto soltanto due enti locali, Longarone e La Valle Agordina che hanno provveduto alla rimozione del pericolo». (p.d.a.)
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