Cavo schivato all’ultimo momento: l’elisoccorso rischia grosso
Se la sono ritrovata davanti al naso mentre a bordo di Falco cercavano una traccia di Riccardo Tacconi, il podista milanese di 58 anni sparito sul Colle: le funi d’acciaio della teleferica non segnalata (si sospetta che sia abusiva) hanno messo in crisi di nuovo Falco, l’elisoccorso del Suem. Il pilota è riuscito a schivare la trappola con una manovra dell’ultimo minuto.
È accaduto la mattina di sabato 5 gennaio: in Nevegal è stato evitato l’incidente mortale fotocopia di Rio Gere del 2009. Sul Colle è stata una “banalissima” ma non meno pericolosa teleferica, a creare allarme, non sicuramente i tralicci di media tensione di Cortina che abbatterono l’eli del Suem con a bordo quattro persone nell’agosto del 2009 in Ampezzo.
Ma come a Rio Gere quel funesto agosto di quasi 10 anni fa, anche nel caso di sabato i cavi non erano segnalati.
Il caso ha smosso nuovamente le coscienze dei soccorritori, Soccorso alpino in primis, che da quel 2009 sta conducendo la battaglia per la segnalazione e la mappatura degli ostacoli del volo, con richiesta di norme nazionali. «Hanno visto la teleferica, che è stata poi segnalata dal pilota alla base per i prossimi voli », racconta il primario del Suem di Pieve, Giovanni Cipolotti. «Noi segnaleremo l’episodio anche al Comune di Belluno, perchè provveda e verifichi alcune circostanze. Bisogna capire se è stata installata con le dovute procedure amministrative, in caso contrario dovrà essere rimossa».
Quando si chiede l’autorizzazione di una teleferica c’è una procedura che va seguita e contestualmente vengono avvisati della sua presenza anche gli enti interessati al volo: non solo il Suem, ma anche tutte le altre forze, come carabinieri, polizia, vigili del fuoco e via di questo passo. «Il pilota me l’ha menzionata, ma in zona c’era anche il responsabile del Cnsas Alex Barattin. Non mi hanno dato conto dell’episodio come di un incidente potenziale, mi hanno detto, però, che l’hanno vista e che non ne conoscevano l’esistenza e si sono attivati per gli eventuali accertamenti necessari. Non era neanche segnalata».
Il delegato del Cnsas Dolomiti Bellunesi, Alex Barattin, spiega che quel cavo è stato visto «all’ultimo minuto».
Quel giorno Falco era in volo di ricognizione con un equipaggio di quattro persone a bordo, compresi il tecnico di elisoccorso e un altro volontario Cnsas: si cercava Riccardo Tacconi, il podista disperso. «L’elicottero da Tassei risaliva verso la forcella Zoppei: siamo passati vicini al cavo», racconta Barattin, «era a lato della teleferica che attraversava la valle e per fortuna è andata bene. Se la sono trovata quasi davanti al naso: è stata vista all’ultimo minuto, il pilota ha deviato e cercato un’altra soluzione. Ma bastava segnalarla».
Ora la segnalazione al Comune la farà il Cnsas: «Poi seguono le verifiche del caso. Chi l’ha messa deve capire che non si può tirare un cavo così in mezzo a una valle: è assai pericoloso non solo per il Cnsas ma anche per l’antincendio e l’attività di indagine di qualsiasi ente. È importante che sia segnalata e identificabile o con un nastro o con una fettuccia rossa o bianca. Dobbiamo creare la cultura per queste cose: nessuno dice che non vanno collocate, ma vanno rese visibili e la loro presenza segnalata in modo che noi possiamo inserirla nel nostro sistema internet. Prima dei decreti attuativi, è questione di buon senso... Noi abbiamo già dato». —
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