«C’è il rischio di perdere i reperti archeologici»

Gli Amici del museo e Italia nostra di Belluno lanciano l’allarme per la sezione del museo: «La Soprintendenza potrebbe decidere di trasferire le collezioni altrove»

BELLUNO. La sepoltura preistorica, che risale a 14 mila anni fa, è sempre stata il reperto archeologico più affascinante e di impatto per i bambini. Ma al museo civico ci sono molte altre collezioni, come quella degli Antichi Veneti e delle testimonianze della Belluno Romana, che sono fra le più importanti del Veneto, e non solo. E oggi molti cittadini, che hanno a cuore la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali della città, sono preoccupati.

Che fine farà la sezione archeologica del museo civico di Belluno? Se lo chiedono gli Amici del museo e Italia nostra, sezione di Belluno, ma le due associazioni hanno già coinvolto altri gruppi. «L’ipotesi del trasferimento dei reperti nei locali attualmente in restauro del Palazzo Bembo è pienamente condivisibile, ma i tempi e i modi non sono ancora certi», segnalano le presidenti Adriana Biasci e Giovanna Ceiner. «Pertanto l’attenzione dei cittadini ci sembra quanto mai opportuna, soprattutto in considerazione del rischio che i pezzi più preziosi possano essere trasferiti in altra sede, fuori Belluno».

È questa la preoccupazione più grande, scritta a chiare lettere nella lettera che gli Amici del museo e Italia nostra hanno predisposto e intendono mandare all’amministrazione comunale. Non prima di averla condivisa, però, con le altre associazioni culturali cittadine, chiamate a partecipare ad un incontro in programma lunedì 19 alle 17.30 al centro Rossi in piazza Piloni.

Nella bozza la Biasci e la Ceiner evidenziano da un lato la loro soddisfazione per l’ormai vicina apertura del nuovo museo a Palazzo Fulcis, «una cornice più consona e dignitosa per una città civile come Belluno», dall’altro però manifestano tutta la preoccupazione per la sezione archeologica. Ricca di reperti, che raccontano le origini antropiche, storiche e culturali del territorio, e che «è sempre stata la più visitata e più frequentata, soprattutto dal mondo della scuola». Le collezioni esposte, insieme ai reperti attribuibili al Paleolitico (fra i quali spicca una sepoltura risalente a 14 mila anni fa, completa di corredo funerario e di pietre decorative), hanno fatto dire a Philippe Daverio che la sezione archeologica è «straordinaria».

A Bolzano il ritrovamento del famoso uomo del Similaun ha portato ad allestire un museo tematico molto visitato. A Belluno, invece, «la proposta comunale prevede, a causa della deficitaria situazione rispetto alle norme di sicurezza della vecchia sede, l’apertura solo su richiesta della sezione archeologica del palazzo dei Giuristi (come nei piccoli musei di paese), in attesa dell’apertura di Palazzo Bembo, operazione che dovrebbe concludersi entro l’anno 2018», aggiungono le due presidenti. «Ci auguriamo che i lavori di restauro nella nuova sede, iniziati a metà settembre 2016, possano procedere con continuità».

Eventuali ritardi infatti, e qui sta la grande preoccupazione, «potrebbero comportare il rischio di una richiesta da parte della Soprintendenza di spostamento dei reperti più interessanti in realtà museali più funzionali, già esistenti in altre località territoriali».

«Ci chiediamo: non c’è un’alternativa al Bembo?», conclude la Ceiner. «Vogliamo essere informate, anche noi associazioni possiamo dare un contributo all’amministrazione su temi culturali».

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