Cede il paravalanghe a Livinè pompiere travolto dalla neve
LIVINALLONGO. Stava verificando la tenuta di un paravalanghe vicino a casa quando la struttura ha ceduto, scaricandogli addosso quintali di neve e scaraventandolo sulla strada, tre metri più sotto.
Protagonista della disavventura un 44enne pompiere volontario residente a Livinè di Livinallongo. L’uomo, che già il giorno prima aveva provveduto ad alleggerire la voluminosa massa nevosa che stava incrinando il paravalanghe, nel primo pomeriggio di ieri aveva nuovamente risalito le scale a bordo strada per verificare la tenuta. All’improvviso, però, la struttura in legno e tubi d’acciaio, è collassata: trascinato in strada (la regionale 48 delle Dolomiti), dove è rimasto semisommerso dalla neve, il 44enne è stato prontamente soccorso dai vicini di casa, da alcuni passanti e dai colleghi vigili del fuoco, impegnati a poche centinaia di metri di distanza nella pulizia della sede stradale. Estratto dalla neve visibilmente tramortito e bagnato fradicio, l’uomo è stato quindi trasferito in ambulanza al pronto soccorso di Agordo, dove gli sono stati riscontrati un lieve trauma carnico e una microfrattura a una gamba. Il 44enne è stato quindi dimesso in serata.
Due le slavine che, invece, hanno interessato il tratto stradale tra Pieve di Livinallongo e Arabba in tarda mattinata, anche se di modeste dimensioni.
«È la nostra quotidianità», ammette sconsolato il sindaco di Livinallongo, Ugo Ruaz. «Quella più voluminosa si è staccata a Cherz, dove i pompieri sono comunque riusciti a riaprire poco dopo la strada. Già mercoledì sera, invece, eravamo riusciti a riaprire il collegamento con Col di Ornella, mentre domani (oggi, ndr) i vigili del fuoco tenteranno di rimuovere la slavina che da qualche giorno sta tenendo isolata un’abitazione in località Palua».
Nessuna valanga, invece, sul passo Fedaia dove, comunque, ci sono ancora otto persone isolate nell’omonimo rifugio. «È il 21esimo giorno che siamo qui, è una situazione assurda e nessuna mi sembra se ne stia preoccupando. Se si va avanti di questo passo ci vorranno ancora due settimane prima di poter tornare tutti a valle», si sfoga Giorgio Da Pian, titolare del rifugio. «Qui con me ci sono sette dipendenti, io ho tenuto duro, ma non posso andare avanti così: senza lavorare sarò costretto a licenziare qualcuno, ma questo non sembra interessare chi ha il compito di garantire la circolazione su queste strade. Negli ultimi giorni c’erano finestre di beltempo sufficienti per tentare di aprire la strada, ma evidentemente non c’è la volontà di farlo».
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