Centralina a Santa Caterina il progetto passerà per la Via

La Regione impone la Valutazione di impatto ambientale al piano dei privati Esulta il sindaco Vendramini: «Difficile sostenere che non sia impattante»



PONTE NELLE ALPI

Il progetto della Reggelbergbau Srl di Nova Pontente sarà obbligatoriamente assoggettato alla procedura di valutazione dell’impatto ambientale, la Via.

L’amministrazione pontalpina aveva pochi dubbi in proposito, ma la conferma è arrivata ieri a Venezia, nel corso della riunione del Comitato tecnico regionale Via.

Al centro della discussione il progetto presentato nel 2015 dalla ditta altoatesina per la realizzazione di un’opera di sbarramento, per lo sfruttamento a fini idroelettrici, in rione S. Caterina-località La Nà.

Il Comune ha predisposto già da tempo una lunga serie di osservazioni, tutte rivolte a mettere in luce le criticità dell’impianto che la Reggelbergau vorrebbe costruire. La ferma opposizione è stata ribadita anche a maggio scorso, nel corso del sopralluogo a cui ha partecipato anche uno dei progettisti dello studio Zollet, che si è occupato delle centraline idroelettriche pensate dalla ditta di Nova Ponente.

«Quello di oggi (ieri per chi legge, ndr) è stato un passaggio fondamentale. Queste opere non sono a priori assoggettabili alla Via, in quanto dipende dalle caratteristiche del progetto», aggiunge il sindaco con Veniero Levis, dell’Ufficio tecnico di Ponte. «Il Comitato ha espresso la necessità, per quanto riguarda l’impianto pontalpino, dell’avvio della procedura. Ora lo comunicherà alla ditta, che dovrà dimostrare l’assenza di impatto ambientale».

Un’impresa piuttosto ardua, visto che la Reggelbergbau vorrebbe costruire una vera e propria diga. Uno sbarramento alto 4 metri, su basamento in calcestruzzo armato lungo 42 metri e altezza soglia di circa 2,30 metri rispetto alla quota media del letto del Piave.

«Difficile sostenere che non sia impattante», sottolineano Vendramini e Levis, «soprattutto se consideriamo il luogo che verrebbe interessato dall’intervento, ossia la parte finale della forra su cui sorge il castello di Ponte nelle Alpi, appena sotto il ponte di Santa Caterina».

Ma le opposizioni del Comune si concentrano anche su altre criticità: lo sbarramento andrebbe a determinare un invaso con estensione di 1,7 km verso monte, interessando i contesti naturali riconosciuti come “le grave del Piave”, che verrebbero totalmente modificati e cancellati dalla memoria.

C’è poi la fragilità del territorio, con la presenza di un fronte franoso nella zona di Criol. Senza contare le modifiche a fauna e flora e il deturpamento del patrimonio storico e architettonico.

A Venezia sono scesi ieri anche tecnici di Provincia, Arpav, Federazione parchi. «Ringrazio pure tutte le associazioni (Acqua Bene Comune, Italia Nostra, i Bacini di pesca 6 e 8, Wwf Terre del Piave di Belluno e Treviso) che sono scese in campo per impedire questo scempio», conclude il sindaco. «La battaglia non è ancora vinta, ma la notizia di oggi ci fa ben sperare».

E Vendramini ha voluto annunciare anche sui social l’importante decisione della commissione tecnica. «I vincoli posti sono tali», ha così spiegato il sindaco su Facebook, «che chiunque ci penserà un po’ prima di sfruttare ancora le nostre acque. È un passaggio importante. Un risultato utile di un’intera comunità». —



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