Centralina sul Rio Canedo i motivi della bocciatura

Sulla concessione Regione e Autorità di bacino si rimpallano la responsabilità ma per il tribunale superiore delle acque è irrilevante «chi dovesse tipizzarlo»
Di Alessia Forzin
L'interno di una centralina idroelettrica
L'interno di una centralina idroelettrica

VAL DI ZOLDO. Il Rio Canedo non era stato tipizzato. E poco importa che dovesse occuparsene la Regione o l’Autorità di bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione. Quella classificazione andava fatta, per individuare lo stato di qualità del corso d’acqua prima di rilasciare la concessione alla derivazione per scopi idroelettrici, che avrebbe anche potuto comprometterlo (anche no, ma senza tipizzazione è impossibile dirlo).

Ci sono dei passaggi importanti nella sentenza con la quale il Tribunale superiore delle acque pubbliche ha bocciato il progetto di centralina sul Rio Canedo, a Mareson, proposto da Energie Comuni. Società bellunese che vive in seno a Bim Infrastrutture e che si occupa di progettare e gestire impianti idroelettrici.

A presentare il ricorso erano stati sette privati cittadini, che avevano tirato in causa la Regione (la quale nel 2014 aveva rilasciato la concessione a derivare), l’Autorità di bacino e Energie Comuni. La Regione si è difesa sostenendo che il provvedimento di concessione è stato rilasciato il 13 giugno 2014, prima dell’entrata in vigore del Piano di gestione (approvato il 23 aprile 2014 con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri ma pubblicato in Gazzetta ufficiale il 21 agosto 2014).

Nel Piano di gestione si prevede la tipizzazione di tutti i corsi d’acqua il cui bacino idrico è superiore a 10 chilometri quadrati. Energie Comuni sosteneva che il Rio Canedo avesse un bacino inferiore ai 10 kmq, ma una nota dell’Arpav smentisce: è di 10,18 kmq.

L’Autorità di bacino si è affrettata a sostenere, di fronte al Tribunale superiore delle acque pubbliche, che non spettava certo a lei fare la classificazione. La Regione, come detto, ha sostenuto che il Piano di gestione è entrato in vigore dopo il rilascio della concessione. Un rimpallo di responsabilità che il Tribunale chiude scrivendo che è «irrilevante il soggetto cui è imputabile la mancata tipizzazione del Rio Canedo».

«Sebbene le tesi difensive siano condivisibili», si legge nella sentenza, «nondimeno ciò non incide sull’illegittimità della concessione di derivazione, in quanto viziata di per sè per la violazione del decreto ministeriale 131 del 2008».

È a quel provvedimento che bisogna fare riferimento, dice il Tribunale. E quel decreto indica la necessità di tipizzare i corsi d’acqua il cui bacino è superiore a 10 kmq. Per il Rio Canedo la questione è ancora più rilevante, visto che al torrente è stata riconosciuta l’idoneità alla vita dei pesci.

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