Centralina Valsabbia, «anomalie nei lavori»

Partito con i testi dell’accusa il procedimento ai tre imputati di abuso edilizio e ambientale per la centrale idroelettrica. Un teste:  «Fuori tragitto la condotta»
GOSALDO. Condotta fuori dal tragitto. L’irregolarità contestata dalla procura della Repubblica alla centrale Valsabbia, in Valle del Mis, sta in questa differenza, rispetto al progetto autorizzato dalla Regione. Partito il processo a Pietro Bonomini, amministratore delegato di Eva Valsabbia; al direttore dei lavori Dario Mattiuzzo e all’amministratore dell’Alpenbau di Trento, George Niederkofler.


I primi testimoni del pubblico ministero e il suo consulente hanno confermato la tesi dell’accusa, alla fine dell’inchiesta successiva a un esposto. Cinque ore di udienza, davanti al giudice Riposati, che alla fine della maratona ha fissato tre udienze, con la speranza di chiudere il processo ed evitare la prescrizione completa: 7 marzo e 4 e 18 aprile. Eliminati alcuni testimoni, che sono diventati superflui, e invitati gli avvocati a concentrarsi su quello che rimane da sapere, senza andare troppo in giro con le domande.


Nel frattempo, tutti gli enti coinvolti si sono costituiti parte civile: Comune di Gosaldo, Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, Soprintendenza, Regione e Provincia. Chiederanno dei risarcimenti.


Molto interessante e chiara soprattutto la deposizione del tenente colonnello dei carabinieri forestali Marina Berto, che ha guidato le indagini, tra l’agosto e il settembre 2012. Nel contesto del Parco, i tratti 9 e 10 della condotta per l’acqua erano diversi dal previsto, mentre il numero 11 era in regola: «La 10 doveva essere interrata sotto la carreggiata sud della strada provinciale 2, mentre era esterna», ha spiegato Berto, «per la 9 c’era un problema di dislivello, che era di 11 metri, quando invece doveva essere di tre o quattro».


L’altro problema sta nel fatto che i terreni sono di uso civico: «Di conseguenza, il privato non può disporne, a meno che il Comune competente, in questo caso Gosaldo, non faccia una richiesta di mutamento della destinazione. Da parte di Venezia, non c’è mai stata l’autorizzazione a utilizzare queste terre». L'uso civico è un diritto che spetta ai componenti di una collettività delimitata territorialmente di godere di terreni o beni immobili appartenenti alla collettività medesima. Il diritto si esplica tramite l'esercizio di usi finalizzati a soddisfare i bisogni essenziali della collettività. I beni di uso civico sono inalienabili, inusucapibili e soggetti al vincolo di destinazione agro-silvo-pastorale.


Un conto sono i risarcimenti che chiederanno le parti civili, dopo che il cantiere è stato posto sotto sequestro e da allora non si è mosso nemmeno un sasso, un altro il costo che avrà rimettere a posto il bosco: «Si trattava di alberi ad alto fusto e il ripristino può avere un costo base tra i 16 e i 17 mila euro».


Secondo Riposati, la domanda alla quale sarà fondamentale rispondere, da qui ad aprile è essenzialmente: quello è demanio oppure no? La chiave del processo starà in questa risposta, ma dalle prossime udienze non potranno essere troppe le domande.


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