Centraline, arriva un nuovo giro di vite
BELLUNO. «Il Piave era per me insieme un piacere visivo e un piacere acustico, coi suoi vari rametti gorgoglianti tra le pietre bianche». Si apre con una citazione di Dino Buzzatti la nuova relazione preparata dagli uffici comunali che integra le osservazioni ai progetti di derivazione idroelettrica già approvate dal consiglio comunale il 19 ottobre dell’anno scorso.
Nel nuovo documento, votato ieri all’unanimità dai consiglieri, si ribadisce la contrarietà dell’amministrazione ai due progetti presentati dalla Reggelbergbau sul Piave. La relazione integrativa, ha spiegato l’assessore Frison, si è resa necessaria a fronte delle ultime novità intercorse in materia di idroelettrico. Non solo il Comune ha presentato ricorso al Tar per ottenere i progetti (lo Sportello unico del Demanio li ha negati anche dopo il parere del difensore civico regionale e di quello provinciale che indicavano l’illegittimità del diniego), ma in dicembre la Regione ha approvato le nuove disposizioni sulle procedure per il rilascio di concessioni di derivazioni di acqua pubblica ad uso idroelettrico e la Provincia ha istituito il Servizio Acque, stabilendo così di esercitare una competenza che (sostiene da sempre il Pd comunale) ha da anni. Infine è stato aggiornato il Piano di gestione delle acque dell’autorità di bacino del Distretto idrografico delle Alpi orientali.
Tutti passaggi che non modificano cosa il Comune pensa dei progetti proposti dalla Reggelbergbau, ma hanno richiesto un’integrazione alle osservazioni precedentemente approvate. «Il clima oggi è di incertezza, non sappiamo ancora quale iter seguiranno queste pratiche», ha sottolineato Frison.
Una certezza è che gli uffici hanno dovuto preparare le nuove osservazioni senza avere sottomano i progetti. Si sono basati su quell’unico accesso agli atti che hanno potuto fare, in autunno. Nel documento si sottolinea innanzitutto il ruolo del Piave come elemento del paesaggio della città, ma anche come parte integrante dell’identità locale e della cultura bellunese. Si ricorda che il fiume collega le Dolomiti a Venezia (due siti Unesco) e che recentemente è stato candidato a diventare patrimonio dell’Umanità. Sul Piave insistono inoltre decreti che vincolano l’edificazione per la tutela del corso d’acqua e la rilevanza paesaggistica del fiume viene riconosciuta anche dagli strumenti di pianificazione. «Si ritiene evidente che le due derivazioni sono in esplicito contrasto con gli strumenti pianificatori a livello sovracomunale», si legge.
I tecnici del Comune ricordano come dalla documentazione progettuale manchino molti elaborati, utili ai fini della valutazione della compatibilità paesaggistica, che viene liquidata «con una valutazione sbrigativa, inconsistente e incompleta».
Manca anche uno studio sugli effetti che i due impianti potrebbero avere sui siti Natura 2000 interessati dai progetti. Infine il documento evidenzia i rischi idrogeologici degli impianti, che si collocherebbero vicini a zone in situazione di dissesto (la frana di via Miari, per esempio). La delibera di accompagnamento è stata emendata su richiesta di Irma Visalli, per ribadire che le competenze in materia di demanio idrico sono della Provincia da tempo e non solo dal 1° gennaio 2016. Contestualmente è stato approvato, all’unanimità, un ordine del giorno di Fabio Da Re che impegna il sindaco a portare all’Anci il tema della revisione degli incentivi di cui godono gli impianti da fonte rinnovabile. Un nuovo passo è stato dunque percorso nella battaglia contro le centraline sul Piave.
Alessia Forzin
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