Centraline, progetti obbligati alla Via

Le richieste hanno ormai coperto ogni tratto utile dei corsi d’acqua bellunesi, ma è iniziata una stretta sulle verifiche

BELLUNO. Tredici progetti nell’arco di 4 chilometri solo a Santo Stefano di Cadore, circa 90 in tutta la provincia con una media di 50 nuove richieste ogni anno. Resta altissimo l’interesse dei privati verso i corsi d’acqua bellunesi per la costruzione di centraline idroelettriche, ma il trend inizia ad essere in calo. Le nuove disposizioni regionali per le Valutazioni di impatto ambientale (febbraio 2016), infatti, hanno ridotto l’appetibilità del territorio, ma c’è anche il fatto che i posti migliori sono ormai già tutti occupati o in corso di autorizzazione.

In questo contesto viene salutata con moderata soddisfazione la tendenza ad assoggettare a Via tutti i progetti in itinere, anche sulla base delle nuove linee guida regionali.

È il caso di quattro progetti di centraline che negli ultimi mesi sono stati sottoposti a verifica e che, in base alle risultanze del primo screening, dovranno ora affrontare la procedura Via. Per quanto limitato, si tratta di un piccolissimo passo avanti rispetto al passato, quando il Comitato tecnico regionale Via approvava i progetti senza la Valutazione di impatto ambientale, visto che le leggi nazionali definiscono le centrali idroelettriche “opere di utilità pubblica urgente e indifferibile” incentivate dallo Stato e soggette a procedure semplificate. Il Bur di ieri ha pubblicato quattro decreti della direzione commissioni valutazioni, che riguardano altrettanti progetti: due in Cadore e due in Comelico. Tutti sono stati assoggettati a Via.

A Borca di Cadore Dolomiti Derivazioni srl (Ospitale di Cadore) ha presentato un progetto che è arrivato sul tavolo della commissione nel dicembre 2016 e che ora dovrà affrontare la Via per una serie di considerazioni importanti. L’istanza infatti prevede la costruzione di una condotta forzata luna 2.170 metri con opera di presa sul rio Costa Brusada. Da qui l’acqua verrebbe deviata e convogliata fino alla centrale di produzione per poi essere rilasciata nel rio Orsolina. La centrale di produzione è prevista a Villanova, molto vicina ad alcune case, ma soprattutto a breve distanza da un altro impianto già autorizzato anche se non realizzato, da En&En senza valutarne gli effetti cumulativi. A questo si aggiunge che non viene valutato l’impatto paesaggistico e che l’acqua verrebbe sottratta a due corsi d’acqua, in una quota importante rispetto alla portata media naturale. Carenti inoltre il monitoraggio delle acque e gli approfondimenti sulla fauna ittica con il rischio di impatti negativi significativi sulle componenti ambientali.

A Pieve di Cadore il progetto assoggettato a Via è del Comune, in concorrenza. L’idea è quella di un impianto sull’Anfela, con restituzione dell’acqua nel Piave, ma non vengono considerati lo stato ecologico, le quantità d’acqua derivabili, le dimensioni del bacino imbrifero, l’impatto naturalistico e paesaggistico, ma soprattutto i fenomeni franosi in atto e quindi la sicurezza idraulica dell’area, a quota 1.395 metri giusto ai piedi di una frana classificata altamente pericolosa.

A Santo Stefano di Cadore la società Nuove Costruzioni srl (Sedico) vorrebbe realizzare la centralina “Soch” lungo il Piave, praticamente in centro a Campolongo. In questo caso non è approfondito l’aspetto dell’accessibilità all’impianto, previsto su terreno privato sul quale si vuole imporre una servitù, non si capisce dove finirà il materiale di scavo, non è prevista una portata in eccesso per lo sfioro di briglia e non viene considerato l’impatto paesaggistico dell’opera, definita dalla commissione “penalizzante” e di “evidente impatto paesaggistico e visivo” per il cono di visuale più importante, cioè da valle guardando verso il ponte tra Campolongo e Soch.

A Santo Stefano e San Pietro di Cadore LF Fontana srl di Santo Stefano vorrebbe realizzare una centralina lungo il Rio Rin in zona ad elevata pericolosità geologica interessata da eventi franosi e il Rio presenta numerose opere di regimazione che hanno già compromesso la fauna ittica. Inoltre i lavori comporterebbero la chiusura della strada provinciale per Costalta e l’alveo rimarrebbe asciutto per 15 metri.

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