Centro di Paludi, Vendramini ottimista
PONTE NELLE ALPI. C’è un «barlume di speranza», come lo definisce lo stesso sindaco di Ponte nelle Alpi, Paolo Vendramini, per quanto riguarda la ripresa dei lavori al centro commerciale di Paludi. «La scorsa settimana siamo stati contattati dall’azienda, la Tm2, che nell’area ha la proprietà e sembra che abbia risolto alcuni problemi finanziari che l’avevano “bloccata”, recuperando opportunità e risorse», continua il primo cittadino. «Sembra quindi che ci sia l’intenzione di riprendere i lavori. Dobbiamo però usare il condizionale, in quanto non c’è nulla di certo».
La questione di Paludi è infatti annosa. È dai tempi dell’amministrazione guidata da Vittorio Fregona che si costruisce e si parla del centro commerciale. Dall’inizio del 2013 non si vedono più maestranze all’opera. Dopo i primi interventi per rafforzare le fondamenta con una serie di micropali, per sgomberare i materiali e rifare le facciate esterne, tutto è fermo. «Quel che succederà ora è da vedere e non ci sono certezze», spiega ancora Vendramini. «Basti pensare che si parlava a suo tempo di una possibile inaugurazione ancora a Pasqua del 2012».
Del resto, trattandosi di un’area privata, il Comune non ha strumenti per poter intervenire sul prosieguo dei lavori. La convenzione con Tm2 - società che ha sede a San Giovanni Lupatoto, in provincia di Verona, e che ha come rappresentante Stefano Montanari - era stata firmata due anni fa. E l’accordo di programma siglato dall’azienda con la Regione Veneto risale al 2008. Sul tavolo anche l’accordo di Tm2 con l’Anas per la realizzazione di una rotatoria di svincolo nella zona del centro commerciale, su cui al momento non ci sono novità.
«Ci auguriamo che la comunicazione arrivataci dalla società qualche giorno fa sulla ripresa dei lavori questa volta si concretizzi», tiene a sottolineare il sindaco di Ponte. «La conclusione delle opere è senza dubbio importantissima per quanto riguarda il decoro urbano. La zona ora si trova in una situazione di degrado e ci auguriamo che possa presto esserle data nuovamente dignità».
Martina Reolon
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