Centro per l’impiego di Feltre, la capo ufficio condannata per truffa
FELTRE. Condannata, ma solo per i fatti dell’ottobre 2011. Si è concluso ieri il processo a carico di Fabrizia Turro, 59 anni, responsabile del Centro per l’impiego di Feltre, accusata di truffa aggravata. Tra il 2011 e il 2012 i carabinieri e i dirigenti della Provincia scoprirono che alcuni dipendenti del Centro per l’impiego di Feltre si assentavano dal lavoro senza giustificazione e soprattutto senza timbrare il cartellino. I dipendenti furono monitorati in più occasioni e la responsabile dell’ufficio fu seguita dai carabinieri in due periodi differenti: nell’ottobre 2011 e nel febbraio 2012. Complessivamente la Turro si era assentata per 202 minuti nell’arco di 12 giorni, senza registrare le sue uscite, ma il giudice Elisabetta Scolozzi ha condannato l’imputata per le sole assenze di ottobre, mentre l’ha assolta per quelle di febbraio, perché in quel periodo la macchina timbratrice era fuori uso. I dipendenti dovevano comunque registrare per iscritto le loro presenze in servizio, come ha testimoniato la dirigente del personale della Provincia, Faoro, ma il guasto del dispositivo rende meno concreta la prova dell’assenteismo.
La vicenda è stata ricostruita ieri durante le conclusioni del pubblico ministero di udienza, Sandra Rossi, e degli avvocati difensori Fadalti e Furlan che hanno puntato proprio sull’inaffidabilità della timbratrice. Ad essere perfettamente affidabile, invece, è stato il lavoro dei carabinieri di Feltre, che dopo 12 giorni di monitoraggio hanno dovuto smettere di seguire la responsabile dell’ufficio per continuare le loro indagini su altri dipendenti. La Turro, infatti, non è stata l’unica dipendente della Provincia, in servizio nell’ufficio feltrino, a finire nei guai. A processo c’è un’impiegata e due impiegati hanno scelto il patteggiamento, mentre per altri due dipendenti è arrivato il proscioglimento.
Ieri l’accusa ha chiesto la condanna della Turro a 2 anni e un mese ma, escludendo i fatti di febbraio, il giudice ha limitato la condanna a 8 mesi e 15 giorni di reclusione, pena sospesa. All’ente Provincia, che si è costituito parte civile sono stati riconosciuti danni per 2.500 euro.
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