Ceramica in sciopero: «Dateci risposte»

Trichiana, i lavoratori incrociano le braccia: «La proprietà non ha rispettato gli accordi del 2009 sugli investimenti»

di Veronica Menel

TRICHIANA

Sciopero in vista e tanti interrogativi sul futuro per l’Ideal Standard, l’ex Ceramica Dolomite. Lo stabilimento trichianese serra le file e organizza una giornata di sciopero, prevista per domani, in attesa dell’incontro/scontro con l’azienda in programma venerdì a Sassuolo.

Obiettivo primario sarà quello di far luce sui progetti per il 2012 che, per ora, non sembra riservare buoni auspici per lo storico stabilimento della Sinistra Piave.

«Vogliamo avere delle risposte», dice Giuseppe Colferai della Cgil. «Come mai quest’azienda, che un tempo era un leader nel settore delle ceramiche, è ora quella che si trova maggiormente in difficoltà? La crisi globale è stata certamente incisiva ma questo trend pesantemente negativo è anche conseguenza di scelte strategiche commerciali poco oculate».

Decisiva nei prossimi incontri tra rappresentanti dei lavoratori e proprietà dell’azienda trichianese, infatti, sarà, la verifica delle quote investite per il settore commerciale, che ammontavano a circa 25 milioni, e che «non sono state utilizzate correttamente», dice Gianni Segat dell’Rsu. «La maggior parte di quei soldi, probabilmente, sono stati usati per le consulenze invece che per fidelizzare i clienti, per rinnovare la produzione e per fare delle giuste operazioni pubblicitarie, come invece prevedeva l’accordo siglato nel 2009».

La crisi ha colpito l’Ideal Standard più duramente di altri produttori nonostante l’indagine di Confindustria Ceramica affermi che il mercato della ceramica sanitaria sia rimasto pressoché costante durante tutto il 2010. Sembra quindi essersi dimostrato inutile il controllo di qualità che viene attuato ora più che mai, inutile la grande flessibilità degli impianti dello stabilimento trichianese. «Abbiamo lavorato tutti insieme per ottenere dei risultati», dice ancora Segat, «e ora l’azienda sembra quasi che abbia scherzato, non rispettando quasi nessuno dei patti previsti e deludendo due anni di lavoro e sacrifici. Ci sentiamo presi in giro».

Quasi dimezzato, infatti, l’ordine di produzione stimato per il 2012: da 2 milioni e 400 mila pezzi, si prevede una riduzione a 1 milione e 400 per l’anno venturo. «Da un’indiscrezione, inoltre», continua Segat, «sembra che l’azienda abbia commissionato delle produzioni a gruppi terzi, non appartenenti al gruppo, con conseguente basse garanzie e qualità. Abbiamo paura che prenda piede una linea strategica che ritiene più proficuo commercializzare piuttosto che produrre nel nostro Paese».

Critica, dunque, la situazione dello stabilimento che per l’inverno chiuderà dal 20 novembre al 16 gennaio mentre i lavoratori saranno sostenuti dal contratto di solidarietà e dalla fruizione delle ferie, anche anticipate.

«L’11 novembre cercheremo di prorogare anche il contratto di solidarietà per il 2012 e 2013, e salvaguardare così i lavoratori», dice Colferai, «ma vogliamo delle risposte dall’azienda, vogliamo che la compagnia italiana venga rilanciata, vogliamo sapere se, alla base, esiste ancora la volontà di continuare a produrre ceramiche in Italia».

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