«Cetera faceva formazione per Sismer»

Pieve. Il medico sotto processo non parla; e così la novità arriva dalle deposizioni di una sua collega serba e di una biologa
Di Gigi Sosso
Il primario di ginecologia dell'ospedale civile di Pieve di Cadore, Carlo Cetera, in una immagine di repertorio...ANSA/Stefano CAMPOLO - Il dottor Carlo Cetera e' primario del centro di procreazione assistita di Pieve di Cadore Ha lavorato negli ospedali di Cles e Cavalese
Il primario di ginecologia dell'ospedale civile di Pieve di Cadore, Carlo Cetera, in una immagine di repertorio...ANSA/Stefano CAMPOLO - Il dottor Carlo Cetera e' primario del centro di procreazione assistita di Pieve di Cadore Ha lavorato negli ospedali di Cles e Cavalese

PIEVE DI CADORE. Il dottor Cetera faceva formazione per la Sismer. Addirittura in Montenegro e in Tanzania. Non l’ha detto l’ex primario del Centro di procreazione assistita dell’ospedale di Pieve di Cadore, che ha rinunciato a parlare (il suo difensore Fragasso si è fatto sostituire da un collega più giovane), ma è emerso dalle deposizioni di una dottoressa di Belgrado, che aveva aperto un centro nella repubblica dell’ex Jugoslavia, e di una biologa pugliese, che l’ha seguito fino in Africa. L’altro aspetto che è emerso dall’udienza di ieri, in questo caso dalla deposizione del responsabile amministrativo, è che Sismer non si è mai preoccupata di chiedergli se per caso avesse un rapporto in esclusiva con l’Usl 1 di Belluno o se potesse svolgere la libera professione. Intra moenia o extra moenia? Questo avrebbe dovuto dirlo lui. Di sicuro è stato pagato: ci sono regolari fatture a certificarlo.

Il medico è a processo per tentata concussione, concussione, interruzione di pubblico servizio e corruzione: in sostanza, chiedeva soldi alle pazienti per saltare la lista d’attesa. L’ex presidente di Sismer, Luca Gianaroli, deve rispondere di corruzione; e il centro di fecondazione assistita bolognese avrebbe la responsabilità civile e quella amministrativa per non aver impedito al dirigente di commettere un reato.

La dottoressa serba ha deposto in inglese, affiancata da un’interprete bellunese. Sapeva che Carlo Cetera «lavorava tra le montagne vicine a Venezia» ed era entrata in contatto con la Sismer nell’ambito del programma europeo Interreg «Progetto Futuro donna».

L’imputato andò due volte da lei, inviato dal centro bolognese: il primo ciclo di procreazione medicalmente assistita nel febbraio 2008 e il secondo a giugno: una settimana di permanenza per volta.

La biologa adesso lavora a Brindisi, ma è stata per sei anni alla Sismer e questo l’ha fatta salire per quattro volte a Pieve di Cadore. Ha condiviso con Cetera un’esperienza in Tanzania, tra il 2009 e il 2010, e confermato che pagava la casa madre, non l’Usl 1.

Quanto al responsabile amministrativo, ha spiegato che ai tempi Luca Gianaroli era legale rappresentante del centro, come presidente del consiglio d’amministrazione e direttore scientifico, mentre in seguito ha conservato il secondo incarico e lavorava nell’area clinica. Il compito del testimone era soprattutto quello di parlare di soldi. Per esempio, quanto costa un ciclo di procreazione medicalmente assistita? «550 euro con embrioni freschi e 400 se congelati». Mentre non era un problema suo quello del rapporto in esclusiva o di libera professione dei collaboratori.

Il difensore di Gianaroli, Lebro di Bologna, e il pm D’Orlando si sono concentrati sulla registrazione di una telefonata tra lui e Cetera, ma non si è capito molto. I giudici Coniglio, Sgubbi e Cittolin hanno rinviato al 12 maggio. L’altra udienza già fissata è del 16 giugno.

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