Cgil, cambio al vertice. Mauro De Carli è il nuovo segretario
BELLUNO. È Mauro De Carli il nuovo segretario generale della Cgil di Belluno. Prende il posto di Ludovico Bellini che va in pensione. Un incarico che arriva prima della scadenza naturale del mandato del suo predecessore (2018, data del congresso della Camera del lavoro).
Già da tempo si faceva il nome di De Carli e su di lui c’è stata la convergenza di quasi tutta l’assemblea generale, composta da 54 delegati del sindacato, che si è riunita ieri mattina. Con 51 voti a favore, due astenuti e un contrario, la Camera del lavoro ha votato un “uomo del sindacato”.
Nato in Svizzera da genitori pedavenesi 54 anni fa («per questo mi considero un bellunese vero»), De Carli entra nella Cgil nel 1984, a 22 anni, prima come rsu del settore edile, poi del metalmeccanico. Nel 2000 diventa segretario della Filtea (oggi Filctem), seguendo il distretto dell’occhialeria del Cadore e del basso Feltrino. Poi per due anni si occupa dell’artigianato e dal 2010 della Filcams (da lunedì al suo posto subentrerà Fulvia Bortoluzzi). Un percorso che è sfociato naturalmente in questo incarico.
De Carli se l’aspettava?
«È stato un percorso costruito negli ultimi sei mesi, che si sposa anche con la scelta del sindacato di mantenere l’autonomia gestionale a Belluno, senza accorpamenti. Dopo una verifica all’interno della Cgil, alla fine c’è stata la convergenza sul mio nome. E questo mi fa piacere. Mi sento motivato, so che mi attende una sfida nuova, ma sono tranquillo».
Quali sono le linee programmatiche del suo mandato, che durerà almeno fino al congresso del 2018?
«La situazione bellunese attuale è molto difficile: da un lato ci sono i mancati rinnovi contrattuali a livello nazionale, dall’altro la diffusione dei voucher - contro cui stiamo raccogliendo delle firme per un referendum - che aumenta il senso di precarietà non solo dei giovani. Il territorio ha subito una trasformazione, la popolazione è diminuita e pochi vogliono investire qui. Siamo l’unica provincia in Veneto dove l’investimento sulle superfici commerciali è in calo. I gruppi della grande distribuzione vedono in Belluno un territorio degradante. Per questo il mio intento sarà quello di dare nuovo slancio, agendo sul territorio: vogliamo tornare vicino al territorio, analizzare i bisogni della nostra gente, dai lavoratori ai pensionati, fino ai disoccupati delle nostre imprese. Vogliamo costruire un’azione di sviluppo».
In che modo?
«C’è ancora ferma nel cassetto quella piattaforma, che avevamo condiviso nel 2008 all’inizio della crisi, con tutte le categorie e che è ancora valida. Quello che è cambiato sono gli interlocutori: la Provincia non c’è più, restano la Regione e le associazioni degli industriali e degli artigiani. Per essere vicino ai cittadini abbiamo rafforzato alcuni servizi, dal Caf al recupero credito delle tante aziende che stanno fallendo. E poi punteremo sulla contrattazione, sul confronto in fabbrica, cercando di superare quell’attacco che ci è stato sferrato da più parti, a cominciare dal governo. E questo ci lascia pensare che facciamo ancora paura».
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