Cgil: «Pochi giovani, a rischio il sistema di previdenza»
BELLUNO. «Che il numero di persone in età da lavoro si stia abbassando pericolosamente, lo denunciamo da tempo ormai. E questo influirà anche sull’aspetto previdenziale». Il segretario dei pensionati della Cgil, Renato Bressan, si dice preoccupato per quanto emerso dall’indagine dell’Usl 1 dove si parla di carenza di giovani e aumento di anziani, con conseguente chiusura delle scuole e delle imprese per mancanza di manodopera giovanile.
«Se non si mantiene un certo indice di attività, viene a mancare la forza lavoro cioè uno degli elementi principali del sistema previdenziale. Pensiamo», prosegue Bressan, «che ci sono alcuni comuni, specialmente tra Cadore e Agordino, dove la forbice tra forza lavoro e pensionati è completamente rovesciata. E in questo caso il costo degli anziani viene scaricato su quei pochi giovani che ci sono».
Per il segretario dello Spi un altro problema per la tenuta del sistema previdenziale è rappresentato dall’aumento dell’età pensionabile. «Se continuiamo a tenere bloccate le pensioni, chi entrerà a lavorare?», si domanda.
Per il segretario provinciale della Camera del lavoro, Ludovico Bellini, «lo studio dell’Usl mi trova d’accordo quando paventa la chiusura delle scuole, ma non certo quando parla di chiusura di imprese. Le fabbriche che ci sono non hanno problemi di sorta a trovare lavoratori, mentre c’è più difficoltà per i nuovi insediamenti. Se voglio fare impresa devo avere una rete stradale adeguata e strutture di welfare vicino come asili, trasporto pubblico locale, ferrovia. Tutti elementi che mancano alla nostra provincia. E questo rende duro vivere qui. Lo spopolamento deve essere visto come un problema sociale: a rimanere nei paesini sono solo gli anziani e servono servizi per aiutarli».
Per Bellini, però, qualche segnale positivo dall’economia sta arrivando, anche se «resta l’incertezza sulla ripresa, perché il Jobs act fa sì assumere a tempo indeterminato ma i contratti durano tre anni e poi possono essere sciolti». Per il segretario della Cgil, non si deve però tralasciare un problema importante: «C’è un ritardo abissale della nostra classe politica che non si sta muovendo per nulla malgrado gli allarmi lanciati».
Dal canto suo il presidente degli Industriali, Luca Barbini, non si dice preoccupato. «Il modo di fare impresa continua ad evolversi rapidamente, le nostre aziende hanno dimostrato capacità enormi anche in questi anni, mantenendo competitività sui mercati globali. Il trend demografico evidenziato nell’indagine conferma l’esigenza di continuare ad investire nella valorizzazione del capitale umano e sociale. Le imprese si impegneranno in questo senso».
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