Chef Pezzuol, cuore zoldano: «Il sogno? Un ristorante nella casa che era dei nonni»

Da 25 anni si è trasferito a Rimini e ha girato il mondo per lavoro. «Ma un giorno vorrei tornare con la mia famiglia a Fornesighe»  

Il personaggio

Dietro a un grande chef c’è sempre una grande mamma. Non varrà per tutti ma sicuramente è valso per Roberto Pezzuol, 46enne artista dei fornelli originario di Fornesighe, ma naturalizzato riminese ormai da 25 anni. Lui ha appreso da mamma Rosa Ligieri la primissima arte del pane e delle torte fatte in casa. Un ricordo tenero e odoroso di lei «che andava in giro in Val di Zoldo con il suo carrettino e la campanella a vendere i prodotti per le case, » che lo chef porta sempre con sé anche sotto forma di brand, visto che la sigla che identifica il suo lavoro è “028 al quadrato”. Questo perché «mia mamma mi diceva sempre che se non avessi studiato sarei diventato lo “zero a sinistra”, cioè quello che non vale niente. Il 28 è il giorno della mia nascita, al quadrato perché Rosa mi descriveva come “chi nasce tondo e può morire quadrato”».

Lui che già aveva studiato in Austria, ha abbandonato il Bellunese per andare a Rimini nel 1994, «perché all’epoca andare in Romagna era di moda». Poi ha viaggiato spesso, anche all’estero e oltreoceano, per apprendere il più possibile e personalizzare così il suo tocco con innesti fusion e ricercati. In tutto questo girovagare è passato anche per Gallipoli, in Salento, dove viveva nell’appartamento di fianco a quello di una giovane, Tiziana Troisi, che dopo 11 anni di fidanzamento, due anni fa è diventata sua moglie. Tutto l’amore per il mestiere Roberto lo sta trasmettendo anche alle figlie, Simona di 6 anni che già ama fare i biscotti al forno e Laura di 10, che già pensando al suo futuro «vuole frequentare l’istituto Marvelli, che qui a Rimini è fra i più difficili, per laurearsi in Scienze alimentari e andare a lavorare in cucina».

Una comunione di intenti che si potrebbe trasformare in un nuovo progetto di famiglia, quando Roberto deciderà di ritirarsi. «Il mio sogno è ricomprare la casa dei nonni, un bell’edificio a Fornesighe a più piani con una decina di stanze, per trasformarlo in struttura ricettiva con un ristorantino». Di questo sogno fanno parte anche le figlie, che se vorranno «potranno affiancarmi in cucina».

Per ora chef Pezzuol a Belluno ci torna molto di rado, perché i progetti sono tanti e perché i legami si sono spostati più giù. Anche se il cordone con la terra natale non si spezzerà mai. «Belluno è magia, c’è tutto, ci vorrebbe solo un pizzico di mentalità romagnola in più per essere più aperti e accoglienti, ma per il resto non ha nulla da invidiare. La nostra è una cultura meravigliosa e ci bastava veramente poco per diventare una provincia traino a livello turistico italiano e internazionale. Secondo me però ci stiamo dimenticando delle tradizioni, del dialetto che non si sente più parlare, dei piatti tipici delle nostre mamme e nonne. A capodanno ho cucinato i Casunziei secondo la ricetta ampezzana a Santa Maria di Leuca, nel Leccese, e ho parlato del senso di questo piatto e della tradizione culinaria bellunese nella mia formazione. Ma mentre in Romagna tutti mangiano i passatelli, o i cappelletti e la piadina fatti in casa, da noi è raro trovare piatti così. Allora forse tocca a noi dare una spinta in più, sentirci più parte di un'origine comune e su questo ricreare quella forza trainante per portare in alto il nostro territorio. Credo che ci manchi ancora un po’ di orgoglio per spiccare il volo».

A Rimini tornerà presto a spadellare e impiattare in un ristorante in pieno centro storico, nel frattempo vende pasta e impasti, fa dimostrazioni alle fiere, promuove prodotti e inventa nuove ricette. Quest'estate ha lanciato il format "Cucina Riviera", una web serie in cui riscrive alcune ricette della tradizione romagnola con inserti originali che ha avuto un significativo seguito. Ora anche in tv sul canale Grp3 (218 del digitale). —




 

Argomenti:cuocozoldo

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi