Chi li ha visti? A Belluno 11 scomparsi

Il Cnsas vuole esportare l’osservatorio per le ricerche tarato sul territorio
BELLUNO
. Undici casi da risolvere. Undici persone scomparse nel nulla. E in Italia toccano quota 25mila: un’intera città, in poche parole, si è improvvisamente volatilizzata. Da questo spunto, il Soccorso alpino di Belluno, in collaborazione con “Penelope onlus” (l’associazione delle famiglie e degli amici delle persone scomparse, che ha come scopo quello di offrire sostegno alle famiglie che vivono questo dramma), organizza, in seno a “Oltre le vette”, il convegno “La città scomparsa”, in scena sabato 10 ottobre all’Auditorium. Il titolo rappresenta in pieno lo spirito con il quale è stato pensato questo convegno, al quale interverrà un personaggio illustre del settore: Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha visto?”. La giornalista di Rai 3 si soffermerà sul tema “Come i media hanno squarciato un velo sull’indifferenza delle istituzioni e della pubblica opinione”.


«Sulla ricerca persona spesso si è discusso», spiega Fabio Rufus Bristot, responsabile provinciale del Cnsas. «Si tratta di un tema che nell’ultimo decennio ha rappresentato un problema sentito a livello locale e internazionale e non a caso una trasmissione come “Chi l’ha visto” ha raggiunto uno share impressionante. Ma c’è un problema: i riflettori di enti, istituzioni e media rimangono puntati sulle persone scomparse per qualche settimane. Dopo il nulla».


Eppure il numero degli scomparsi è impressionante. Ad oggi non si hanno più notizie di 24.804 persone e non tutti sono allontanamenti volontari. Undici i dispersi nel Bellunese: un austriaco nelle Dolomiti ampezzane; un polacco sulle Vette feltrine; cinque anziani scomparsi rispettivamente in Comelico, tra Caralte e Pieve di Cadore, a Mel, in Cansiglio e ad Auronzo; un escursionista adulto sulle Dolomiti Ampezzane; un promotore finanziario di Mel; un adulto di Auronzo; un frate a Cibiana.


«Noi del Cnsas», spiega Rufus, «abbiamo deciso di collaborare con Penelope onlus, per rinforzare l’attenzione attorno a un progetto di legge che vuole dare un forte sostegno, sia economico che psicologico, alle famiglie degli scomparsi. Vogliamo evitare di trasformare queste persone in un semplice numero, una volta che i riflettori si spengono attorno a un singolo caso». Partendo dalle esperienze nell’ultimo quinquennio nel Bellunese, Bristot, assieme ad Alberto Paoletti e Gianni Mezzomo, dimostreranno come il piccolo osservatorio tarato dal Soccorso alpino sul territorio bellunese possa essere esportato in aree metropolitane: «Tre i punti che prenderemo in considerazione. Si comincia dall’anamnesi, ovvero gli elementi base per ricercare correttamente, perché è necessario fissare fin da subito il completo identikit della persona, dai contributi somatici al vestiario, dagli aspetti psicologici a quelli relativi a salute, sentimenti, ultimi movimenti e lavoro. Questi danno da subito un input per indirizzare le ricerche nel verso giusto. In poche parole, serve una scheda dettagliata: quelli che in passato erano considerati aspetti superficiali, ora possono rivelarsi fondamentali».


Si passa poi all’analisi delle dinamiche di movimento delle persone disperse e all’importanza dei software gestionali in uso al Cnsas: «La tracciabilità delle azioni nello spazio e nel tempo sono fondamentali, sia che si parli di persone scomparse in ambiente ostile, sia di persone che si sono allontanate volontariamente. Se una persona è in vita, bisogna riuscire a registrare le testimonianze, verificarle e certificarle; è necessario sapere dove sono già state effettuate le ricerche del Soccorso alpino o di altri corpi statali. Tutto questo diventa decisivo per lasciare un registro storico: se le ricerche di uno scomparso dovessero riprendere a distanza di mesi, non è possibile ripartire da zero. Con un database realizzato con la cooperazione degli enti dello Stato, potremmo lasciare una memoria storica sulla persona scomparsa e sulle ricerche effettuate».


«Spero che la presenza di un volto noto come Federica Sciarelli di “Chi l’ha visto?” sia l’antidoto all’indifferenza contro questo argomento», conclude Bristot. «Un trend in costante aumento perché non esistono solo escursionisti o alpinisti scomparsi, ci sono anche persone adulte con criticità nella sfera affettiva, psicologica, economica o con criticità di salute per la degenerazione del sistema nervosa che si allontanano quasi inconsapevolmente».
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