«Chiamati a difendere le nostre eccellenze»
FELTRE. Egidio D'Incà ed Elena D'Alberto sono stati fra i primi ad associare alla produzione della nocciola mestega feltrina un marchio e una linea di mercato. Credono a tal punto nel prodotto da temere che l'arrivo dei colossi possa soffocare la specificità: «Perché dovremmo svendere la nostra identità a un prodotto, come la Nutella, dove la qualità della nocciola non si sente nemmeno?», esordisce D'Incà. «La nocciola trilobata è una Dop delle Langhe che potrebbe essere piantata anche qui, soppiantando la nostra produzione autoctona. E chi ci garantisce che i trattamenti fitosanitari saranno così pochi? Da quel che so io non funziona in questo modo in Piemonte...».
Il discorso vale anche per la controparte: «Venire a coltivare qui una produzione esterna toglie peculiarità a entrambi i territori. È vero che la trilobata si può lavorare meglio e che la mestega è più difficile da coltivare, ma è più aromatica. Inoltre, abbiamo scoperto che la nostra nocciola ha un apporto nutritivo superiore alla varietà piemontese».
Alcuni produttori del Feltrino stanno sperimentando la lavorazione di alcuni derivati, come l'olio, ma ad oggi continua a mancare un laboratorio di trasformazione. «Potremmo fare come ad Asiago, dove producono la crema di nocciola. Potremmo essere fautori di un progetto interprovinciale, invece che ridurci a diventare dei terzisti. Il problema più grosso della nostra agricoltura di montagna è che tendiamo ad affidarci sempre a qualcun altro, quando avremmo delle eccellenze in mano».
Come anche i soldi. «Se non capiamo quanto sia necessario presentarci con un prodotto nostro, faremo la fine del prosecco. Siamo una terra di conquista perché le nostre menti sono bloccate, non investiamo e quindi non creiamo valore aggiunto. Pensiamo invece a dove sta arrivando il nostro latte. Siamo afflitti dal dilettantismo senza poter contare sull'aiuto di tecnici», conclude in stoccata.(f.v.)
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