Chiara e Gabriele, il fascino della terra
BELLUNO. «Ogni annata è una scommessa». Gabriele Marcolina e Chiara Bortolas hanno fatto una scelta che ha cambiato di molto il loro stile di vita. Ma, se dovessero tornare indietro, ripercorrerebbero la stessa strada. Gabriele ha 32 anni ed è perito agrario. Chiara ne ha 35 ed è laureata in biologia molecolare all’Università di Padova. Da sette anni sono titolari, compagni anche nella vita privata, di un’azienda agricola alle porte di Belluno, nella frazione di Bettin.
Come è iniziata la vostra attività?
«In realtà Gabriele si è dedicato da subito, dopo il diploma, all’agricoltura», spiega Chiara. «Poi ci siamo conosciuti perché abbiamo lavorato entrambi per l’Istituto zooprofilattico di Belluno. Lui aveva da sempre il sogno di riuscire ad aprire un’azienda agricola. E già da qualche anno, proprio a Bettin, aveva avviato un’attività. Io sono di Feltre e provengo da una famiglia di tradizione agricola. Siamo comunque imprenditori del settore di prima generazione. Dal 2008 partecipiamo agli agrimercato di Campagna Amica».
Vi occupate della coltivazione di ortaggi: fate solo vendita diretta oppure no?
«Nella zona di Bettin (su una piana che, arrivando dalla strada principale, non ti aspetti di trovare, ndr) abbiamo circa una ventina di ettari di terreni. Tre di questi, comprese le serre, sono coltivati a ortaggi», precisano i due giovani. «Ci sono poi pascoli, molti di nostra proprietà e alcuni in affitto. Facciamo prodotti di stagione, qualche centinaio di quintali all’anno, che riusciamo a smerciare in toto: non solo tramite la vendita diretta (l’azienda è aperta tutti i giorni, tranne il venerdì pomeriggio e la domenica, ndr), ma anche con la partecipazione ai mercati (come quello del sabato mattina al Centro Piero Rossi, a Belluno, ndr) e la vendita di prodotti agli agriturismo e ai ristoranti. La connessione tra aziende agricole e questi ultimi è un binomio da promuovere. Alleviamo anche animali: conigli, polli, faraone e tacchini. Vendiamo galline ovaiole. Abbiamo pecore e due asini, che ci aiutano a tenere puliti i pascoli e il fieno che ricaviamo serve a dar loro da mangiare».
Si parla spesso delle difficoltà nell’avviare un’azienda agricola e, poi, nel mantenerla...
«L’attività è autosostenibile dal punto di vista economico, ma di certo non è semplice. Ci vogliono tanta passione, dedizione e molto lavoro. Noi siamo solo in due (i genitori di Gabriele, che abitano anch’essi accanto all’azienda, danno una mano ai due giovani, ndr). A permettere di guadagnare è la vendita diretta. Per quanto riguarda gli inizi, abbiamo usufruito di 30 mila euro a fondo perduto partecipando a un bando del Psr. Risorse che ci hanno permesso di acquistare attrezzature e macchinari. Ma è solo il punto di partenza: poi ci deve essere un gran lavoro. Quello che guadagni lo reinvesti per andare avanti. La nostra non può e non deve essere un’agricoltura di sussistenza».
I vostri sono prodotti di stagione: quanti mesi all’anno lavorate?
«Da marzo a dicembre, ma vorremmo garantire continuità durante tutto l’anno, coprendo pure gli altri due mesi. Stiamo facendo delle valutazioni a questo proposito, pensando a modalità di trasformazione dei prodotti per allungare i tempi di vendita. La criticità nel nostro territorio è data proprio dal clima. Per contrastare le avversità meteorologiche abbiamo installato serre e strutture antigrandine. Si è reso necessario scavare dei percorsi nella terra per incanalare l’acqua che, quando piove molto, scende dalle aree circostanti e rischia di allagarci. C’è poi la fauna selvatica: dove possibile, abbiamo recintato tutti i campi. Nella nostra azienda non ci sono celle frigorifere: raccogliamo tutto al momento. E i nostri clienti (bellunesi, pontalpini, ma anche da altri comuni della Valbelluna) sono abituati a questo standard. Tra l’altro cerchiamo di educare le persone alla stagionalità dei prodotti. Non manchiamo di proporre ricette da realizzare con i nostri ortaggi».
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