Chiarezza sul Bus de la Lum col presidente Mattarella
TAMBRE. «Ben venga il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Cansiglio. Avrà modo di conoscere una delle foreste meglio tenute d’Italia. E per quanto riguarda il Bus de la Lum, finalmente si potrà fare chiarezza su quanto accaduto». È quanto affermano Michele Boato, direttore dell’Ecoistituto veneto Alex Langer, e Giancarlo Gazzola, vicepresidente nazionale Mountain Wilderness, precisando che, in ogni caso, quella grotta «non è corretto definirla una foiba, poiché in Cansiglio non sono avvenuti episodi come sul Carso o al confine tra Italia e l’ex Jugoslavia, anche se la guerra ha lasciato strascichi pesanti e ricordi dolorosi».
È stato il governatore Luca Zaia, a margine della visita di Mattarella a Vittorio Veneto per il 25 aprile, a informare sul suo invito al Capo dello Stato: «Il presidente Zaia non si è sbilanciato sul numero delle vittime, ma già la definizione di foiba fa immaginare grandi numeri, che qualche storico locale continua a diffondere, citando in modo distorto un rapporto dei carabinieri». In realtà, riferiscono Boato e Gazzola, dopo la fine della guerra, gli speleologi triestini (allora i più esperti a livello nazionale) furono incaricati dal Ministero della Difesa di portare in superficie i resti umani del Bus e furono recuperati circa 70 resti, termine con cui si indicarono parti di corpi smembratisi nella caduta, parti che poi ricomposte portarono ad ipotizzare tra i 20 e i 30 corpi, non certo centinaia.
Su questi dati va fatta finalmente chiarezza, secondo gli ambientalisti, e ha fatto bene Zaia, che ha parlato anche di riconciliazione, ad invitare il presidente Mattarella al Bus de la Lum, «quale occasione migliore per una specie di pellegrinaggio delle più alte cariche dello Stato e della Regione in un luogo simbolico come questo, per riaffermare la necessità della pace e della democrazia, i valori per i quali hanno combattuto e perso la vita partigiani e soldati, non solo italiani, ma di molte nazionalità».
Quindi il Bus de la Lum, come simbolo di pace e anche di collaborazione tra due regioni contigue, Veneto e Friuli Venezia Giulia, che gestiscono il Bosco del Cansiglio, un tempo unito sotto la Repubblica di Venezia o sotto il controllo del Corpo Forestale dello Stato, poi diviso. Anche il grande abete rosso che il Friuli ha donato a Papa Francesco lo scorso Natale è venuto da qui, tagliato proprio sul confine tra Veneto e Friuli, vicino al Bus. È venuto dal Cansiglio anche il cimale di abete bianco per il Quirinale che Mattarella, con ammirevole sensibilità e rispetto, ha voluto fosse ricavato da un albero già abbattuto da Vaia.
Boato e Gazzola ricordano, infine, che il Bus de la Lum non è luogo di pic nic e non è profanato da immondizie, ma chi vi si reca è consapevole della sua sacralità e non lascia tracce del proprio passaggio: l'area turistica si trova ai piedi del colle, separata da un tratto di bosco che non fa passare voci e rumori. Anche nell'area pic nic il comportamento dei turisti è molto educato e le immondizie lasciate sono rare. —
Francesco Dal Mas
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