Chiedeva mazzette in cambio di prestiti
BELLUNO. Taglieggiava i clienti della banca che le chiedevano prestiti. È questa la pesantissima accusa che la procura della Repubblica di Belluno contesta ad una bancaria bellunese di 55 anni, finita sotto inchiesta per estorsione e truffa.
La professionista (assistita dagli avvocati Giuseppe Triolo ed Antonio Ariano), che nel frattempo è stata licenziata dall’istituto di credito, all’epoca dei fatti era la responsabile dell’ufficio che istruiva pratiche per la concessione di prestiti o linee di credito di una banca di piazza dei Martiri a Belluno. Ora è indagata per estorsione nei confronti di tre clienti e truffa verso un’altra. Avrebbe chiesto “mazzette” con percentuali che variavano dal 4 al 10 per cento del prestito erogato. In un caso, anche il 50: una percentuale da “cravattari”.
Pochi i particolari filtrati su una vicenda piuttosto complessa e che abbraccia un periodo di tre anni: dal dicembre 2006 al settembre del 2009. Quattro persone sarebbero state le sue vittime ed avrebbero ceduto di fronte al ricatto. In genere si trattava di clienti stranieri, bisognosi di soldi, che accettavano la proposta pur di mettere mani sul denaro necessario. Nell’agosto 2009, da un marocchino di 25 anni, residente a Belluno, che aveva bisogno di soldi per acquistare una macchina, l’impiegata avrebbe ottenuto la somma di 550 euro per due prestiti: uno da 3000 euro ed uno da 6.500. Nel settembre del 2007, ad una rumena di 40 anni, residente a Belluno, che aveva bisogno di soldi per andare avanti, avrebbe chiesto ed ottenuto 5.000 euro per un prestito da 10.000 euro. Una marocchina di 33 anni, pure lei residente a Belluno, per un prestito da 4.000 euro, ricevuto nel settembre 2009, sarebbe stata costretta a dare alla bancaria 400 euro.
Ma ci sono anche tre episodi di truffa ai danni di una donna bellunese ipovedente, di 69 anni. Secondo le contestazioni del sostituto procuratore Simone Marcon, infatti, la professionista con artifizi e raggiri, avrebbe convinto la cliente ad accedere ad alcuni finanziamenti, a suo dire, vantaggiosi. Il tutto in cambio di una ricompensa. E così, nel dicembre del 2006, a fronte di un finanziamento di 5.000 euro, la bancaria si sarebbe trattenuta 300 euro. Nell’ottobre 2007 per un finanziamento di 9.000 euro alla bancaria sarebbero andati 500 euro. Ed infine nel marzo del 2008 la bancaria si sarebbe trattenuta 1.000 euro per un finanziamento di 11.500 euro.
La bancaria è inoltre accusata di aver utilizzato notizie e dati falsi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria di altri cinque clienti, tra l’altro tutti stranieri, che avevano richiesto l’accesso ad un prestito.
La delicata inchiesta, condotta dal pubblico ministero Simone Marcon, è oramai al capolinea. Il magistrato è pronto a chiedere il rinvio a giudizio della bancaria finita sotto inchiesta.
L’indagata, però, respinge ogni accusa ed è pronta a dimostrare la propria estraneità ai fatti. Tant’è vero che la bancaria (assistitta dall’avvocato Rita Mondolo) ha deciso di impugnare il licenziamento davanti al tribunale del lavoro di Belluno. La causa, appena avviata, è pendente davanti al giudice Anna Travia.
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