«Chiedevo io di lavorare di più»

Menestrina spiega le assenze: «Invece di girarmi i pollici andavo al poligono»

BELLUNO. Nessuna assenza ingiustificata. Nell’esame dell’imputato, il poliziotto Michele Menestrina ha respinto le accuse della procura della Repubblica, sostenendo che non solo faceva il lavoro che gli veniva assegnato, ma chiedeva ai colleghi se ci fosse altro da fare. Le sue assenze dall’Ufficio tecnico logistico erano per motivi professionali e non ha certo falsificato i fogli di servizio: «Quando avevo finito il mio compito, chiedevo di lavorare ancora. Invece di girarmi i pollici, andavo a fare le manutenzioni necessarie al poligono. A volte poteva bastare mezz’ora, altre volte ci volevano tre ore per riparare gli effetti delle pallottole blindate in uso alla polizia».

Poliziotto di «eccellenza assoluta», lavorava alla Squadra mobile, occupandosi di pedofilia e violenza sulle donne, prima del trasferimento all’ufficio tecnico logistico, dopo la morte della moglie. Ora non è più in servizio: dopo un’aspettativa per malattia è andato in pensione. Il procedimento disciplinare è sospeso, in attesa della sentenza. «Non avevo un buon rapporto con il mio nuovo superiore Cristiano Faccin: non è mai successo nulla, ma c’era un’antipatia reciproca. Eppure ho rivoluzionato in meglio l’ufficio e mi sono sempre dato da fare, anche se nel mese di luglio l’attività era inferiore ad altri periodi. Allo stesso tempo, ero il presidente del Tiro a segno nazionale e l’addestramento si svolgeva nei locali dell’associazione, anche quando sono finite le cartucce apposite e con quelle blindate i danni erano senz’altro superiori».

Il gps parla di passaggi al bar, al supermercato, al consorzio agrario e alla discarica, oltre che in via Andrea di Foro e a Provagna: «Bevevo un caffè, andavo a comprare attrezzi o detersivi per i lavori o le pulizie del poligono. In via Andrea di Foro, c’era mia figlia minorenne, che all’epoca non stava bene e nella località longaronese abito».

I poliziotti in servizio di osservazione, controllo e pedinamento hanno sentito degli spari, mentre Menestrina era all’interno del poligono: «Dovevo verificare se le manutenzioni appena fatte fossero efficaci o meno. Sparavo una decina di colpi in rapida successione, senza bisogno di precisione. Tutto in pochi secondi. Le stesse manutenzioni erano autorizzate dal questore Ingrassia e dal capo di gabinetto Fodarella. Quando finivo il lavoro quotidiano, avvertivo i colleghi presenti e me ne andavo per motivi familiari». (g.s.)

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