Chiesa e Islam, il dialogo si fa forte
Incontro ieri tra il vescovo Marangoni e l’imam Layachi: «Un percorso di confronto condiviso che continuerà ancora»
Kamel Layachi imam e il vescovo
BELLUNO. Parte da Belluno il nuovo Islam italiano. Quello della condivisione dei valori fondamentali dell’uomo, contro la violenza, per il dialogo e l’integrazione. Davvero esemplare quanto di storico sta maturando ai piedi delle Dolomiti, nella collaborazione tra cristiani e musulmani. Ieri, il vescovo Renato Marangoni, l’imam delle comunità venete Kamel Layachi, il presidente dell’associazione islamica “Insieme per il bene comune” Hassan Frague, di Belluno, e Giulio Battaiola del “Movimento dei Focolari” hanno presentato la Giornata del dialogo cristiano-islamico e un appello condiviso per il 28 ottobre.
«Non è un punto di partenza ma di arrivo, almeno qui in Provincia di Belluno», ha detto Frague. E Battaiola ha confermato il vissuto quotidiano che cattolici e musulmani condividono, almeno da due anni, in Valbelluna. Si tratta, appunto, delle premesse per quell’Islam che, guarda caso, nasce in periferia. «È un percorso che abbiamo condiviso e che continuerà», conferma il vescovo Marangoni. «Ci rendiamo conto delle possibili difficoltà, si pensi solo al fondamentalismo e alle manifestazioni di violenza. Ma la paura non va isolata, va mostrata per essere affrontata e risolta positivamente, liberando la forza della vita, in coerenza con la fede che, appunto, ammette la paura ma ci aiuta a superarla».
Gli immigrati in provincia di Belluno sono 12 mila, più di 7 mila i musulmani, distribuiti in cinque comunità. Centosettantamila gli islamici in Veneto, con circa 150 comunità. «La grandissima parte sono persone per bene», garantisce l’imam Layachi. Non è senza significato che l’associazione di Frague (e di Aziz Elaamari, il portavoce) si chiami “Insieme per il bene comune”. «Ed è altrettanto significativo», sottolinea il vescovo Marangoni, «che si trovi nell’ex caserma Piave, in piena armonia e collaborazione con una dozzina di altre organizzazioni di volontariato». Proprio in questi giorni i musulmani stanno provvedendo ad una manutenzione straordinaria per preparare al meglio l’evento di fine mese. Gli incontri del 27 e del 28 ottobre testimonieranno la capacità di dialogo tra cattolici e musulmani a Belluno. «Da tempo ci ospitiamo a vicenda», certifica il vescovo, «e dimostriamo il meglio che c’è dentro le nostre comunità. Abbiamo uno sguardo comune nel futuro, fin da quando abbiamo condiviso tutta una serie di vissuti. Stiamo mettendo in gioco tutto di noi e, anzi, come diceva un noto teologo, noi siamo gli uni opera degli altri».
Nelle parole dell’imam Layachi la condanna della violenza è senza se e senza ma, totale la disponibilità al dialogo, piena la responsabilità di ciascuna comunità nella condivisione dei doveri oltre che nella rivendicazione dei diritti. Tutti ricordano la Marcia per la pace a Belluno dell’8 dicembre 2015, ripetuta il 1° gennaio 2017, e la veglia di preghiera per i profughi morti in mare avvenuta in Alpago ad agosto. «Le nuove relazioni tra cattolici e musulmani non maturano dal niente, tantomeno a tavolino, ma sono il frutto di esperienze condivise di vita, anche le più banali come», esemplifica Battaiola, «i reciproci inviti alle feste di compleanno dei figli». I figli, appunto. I bambini e i ragazzi delle terze e delle seconde generazioni. Passa da qui l’Islam italiano e bellunese. «Ecco perché», ha detto Layachi, «con gli eventi di fine mese vogliamo coinvolgere anzitutto le scuole, a Belluno a Feltre e a Pieve di Cadore». L’imam Frague rassicura: «Fino a 10 anni fa c’era molta prevenzione nei nostri confronti perché eravamo una comunità chiusa, poi abbiamo deciso di aprirci. Adesso ci conosciamo bene e sono sicuro che possiamo condividere un buon futuro». Insiste Layachi: «Siamo pronti ad accoglierci vicendevolmente, a capirci e a perdonarci».
Francesco Dal Mas
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