Chiesto ai candidati di ritirarsi «per ricomporre la frattura»
BELLUNO. Ha rischiato di saltare, l’elezione per il presidente della Provincia. Il gruppo di amministratori che supporta Mario Manfreda ha giocato un’ultima carta: far ritirare entrambi i candidati,...
BELLUNO. Ha rischiato di saltare, l’elezione per il presidente della Provincia. Il gruppo di amministratori che supporta Mario Manfreda ha giocato un’ultima carta: far ritirare entrambi i candidati, per spostare l’elezione di un paio di mesi. È stata la presidente della Provincia facente funzioni, Serenella Bogana, a lanciare la proposta a Roberto Padrin e Mario Manfreda. E se quest’ultimo aveva accettato di buon grado, «l’altro candidato non ha dato la sua disponibilità a ritirarsi», spiega la stessa Bogana.
«Avevo proposto ai due candidati e agli amministratori che li appoggiano di ritirarsi, liberando mente e cuore per concentrarci solo sul referendum che ci attende. In questo modo si sarebbe superata anche la frattura emersa con la scelta del candidato presidente. L’avremmo ricomposta attorno ad una delle due figure, in futuro». Al momento nulla fa pensare che dopo il 22 ottobre, data che farà da spartiacque anche per la governance di Palazzo Piloni (il consiglio dovrebbe dimettersi dopo il referendum, se alla fine sarà celebrato), emergano nuove figure di candidati alla presidenza, né che il gruppo che sostiene Manfreda decida di appoggiare Padrin. E viceversa. La frattura è profonda e la sfida a due, quindi, sarebbe solo rimandata. Ma un tentativo è stato fatto. È andato a vuoto.
Il 10 settembre sindaci e consiglieri comunali di tutto il Bellunese saranno chiamati a scegliere il futuro presidente della Provincia, fra Roberto Padrin e Mario Manfreda. Si voterà dalle 8 alle 22, lo spoglio delle schede sarà fatto non appena chiuso l’unico seggio, allestito a Palazzo Piloni.
«È andata così, peccato perché sarebbe stato un segno di maturità ritirarsi», aggiunge Serenella Bogana. «Del resto Padrin ha dalla sua parte i voti dei Comuni più grossi della provincia (con il voto ponderato pesano molto di più rispetto ai comuni di Cadore e parte dell’Agordino, sostenitori di Manfreda,
ndr
), è ovvio che abbiano voluto andare avanti con la sua candidatura».
Il clima potrebbe non rasserenarsi neanche dopo il 10 settembre. Perché all’interno del consiglio provinciale ci sono sia sostenitori di Manfreda che di Padrin. Uno dei due schieramenti dovrà incassare la sconfitta, poi tornare a guardarsi in faccia perché tutti fanno parte della stessa squadra. Almeno fino al referendum. Poi i consiglieri di “maggioranza” dovrebbero dimettersi. A quel punto bisognerà affrontare il tema della lista. Con equilibri politici e territoriali da rispettare. A meno che le recenti frizioni non portino, democraticamente del resto, alla costituzione e presentazione di più liste per il consiglio.
(a.f.)
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