Chiesto il canone Rai per i monitor del museo, scoppia la protesta

Nel Museo interattivo delle migrazioni arriva la richiesta di pagamento, protestano i parlamentari De Menech e Piccoli. Il presidente De Bona: «È una no profit gestita da volontari»
L'inaugurazione del museo del migrante bellunese dell'associazione Bellunesi nel Mondo
L'inaugurazione del museo del migrante bellunese dell'associazione Bellunesi nel Mondo

BELLUNO. I parlamentari bellunesi chiedono venga risolta una volta per tutte la questione del canone speciale Rai. I fatti risalgono già a un paio di anni fa e il problema era stato sollevato anche dalle associazioni di categoria bellunesi. Nel 2012, infatti, la Rai aveva inviato la richiesta di pagamento del canone speciale a chiunque avesse fuori dell’ambito familiare uno o più apparecchi adattabili alla ricezione delle trasmissioni televisive, indipendentemente dall’uso al quale gli stessi sono adibiti.

Una richiesta di pagamento che si è ripetuta anche di recente e che è stata indirizzata a tutti i soggetti iscritti alla Camera di commercio. «La questione va chiarita: questa vicenda rasenta l’accanimento», sottolinea il senatore Giovanni Piccoli, che ha presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri per lo sviluppo economico e dell’economia e finanze.

Piccoli è inoltre tra i promotori di uno specifico emendamento al decreto 91, che esclude dal canone speciale Rai le cosiddette “utenze fittizie”, attualmente all’esame del Senato. «Le richieste della Rai sono esorbitanti soprattutto in un momento di forte crisi», aggiunge Piccoli, che nell’interrogazione chiede di sapere «se il Governo non ritenga opportuno intervenire con atti di competenza al fine di sospendere l'invio indistinto delle richieste di pagamento del canone speciale, nonché gli effetti delle indebite richieste». E in tutta la provincia si stanno registrando dei «piccoli grandi paradossi», come li definisce Piccoli.

Un esempio è quello del Mim, Museo interattivo delle migrazioni, inaugurato da un anno dall’Abm all’interno della propria sede e dove sono presenti diversi monitor per la proiezione di immagini. Insieme a Piccoli, per chiedere di esentare il Mim dal pagamento del canone speciale Rai si è mosso anche il deputato Roger De Menech. «Il museo», argomenta nella sua interrogazione, «opera senza alcun fine di lucro, si prefigge scopi sociali e, pur utilizzando la tecnologia multimediale, assicura condizioni tecniche per non usufruire del servizio radiotelevisivo».

«Poiché si tratta di un museo interattivo, nella sua sede sono presenti diverse postazioni multimediali che fanno uso di un monitor per la proiezione di interviste, documentari, grafici, tutti realizzati in loco», continua De Menech.

«I monitor sono indipendenti e proiettano file archiviati in chiavette usb o attraverso la rete interna, ma non è presente nessuna antenna per la ricezione del segnale televisivo. Tuttavia, la Rai ha sottoscritto all'Abm un "abbonamento speciale" per il semplice fatto che sono presenti dei monitor di ultima generazione predisposti con l'attacco per l'antenna».

Nell’interrogazione, De Menech chiede ai ministeri di esentare dal pagamento del canone Rai tutti i musei con caratteristiche simili a quelle del Mim, anche alla luce della prevista riforma organica del canone che dovrà essere presentata dal governo entro fine anno. «Siamo grati a De Menech e a Piccoli per le interrogazioni poste in Parlamento», mette in risalto Oscar De Bona, presidente Abm. L’associazione, oltre che ai parlamentari bellunesi, si era rivolta ai sottosegretari Bressa e Zanetti. «Il Mim è un museo di una no profit, gestito da volontari, e che non ha nemmeno un biglietto di ingresso. Come possiamo pagare una canone per un servizio che nemmeno utilizziamo? I televisori di ultima generazione sono multimediali: possono fungere da tv, ma anche di altro. E proprio in quest’altro ricade l’attività del Mim, ovvero promozione di storia e cultura dell’emigrazione e dell’immigrazione». (m.r.)

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