Chiude il bar di Pullir una storia lunga dieci anni

L’Usl 2 ha bisogno degli spazi per gestire un singolo caso psichiatrico Possibile una futura riapertura all’interno della Rsa, per ora è solo un’ipotesi

CESIOMAGGIORE. Si chiama bar bianco, cioè alcol free, ha compiuto dieci anni ed è stato un servizio importante per gli ospiti ex psichiatrici del complesso di Pullir. Ma questo sarà l'ultimo compleanno. L'Usl ha voluto la restituzione dei locali del “centro polifunzionale”, per cause di forza maggiore. Deve cioè riattare un alloggio singolo per un caso psichiatrico specifico. E quindi ha chiesto, senza grandi margini di preavviso, di lasciare libero lo spazio, togliendo tutto quello che finora ha connotato il bar. Non fosse stato per l'intercessione del sindaco Michele Balen, interessato dall'associazione Tutti in Campo che gestisce questo servizio all'utenza, lo sgombero e la riconsegna del locale, sarebbero avvenuti già il 15 dicembre dell'anno appena passato.

Il sindaco ha ottenuto la proroga di un mese, si va dunque a venerdì di questa settimana, con la promessa, verbale, che a breve sarà previsto un incontro con il direttore sociale e della funzione territoriale, Mario Modolo, per individuare una sede alternativa da riconvertire a centro aggregativo con somministrazione di bevande e snack. Di posto ce ne sarebbe, considerato che sono state chiuse due strutture per mantenerne altre due con funzione di comunità estensiva per ex pazienti sotto i 64 anni di età. Ma così facendo, si dice dall'associazione Tutti in Campo, si ritorna al passato, con un centro per il conforto interno alle strutture e non più esterno, come è adesso con il bar bianco che si raggiunge a piedi, pur essendo nel complesso, cosa che pregiudica una delle piccole e poche motivazioni degli ospiti.

«L'Usl deve rientrare in possesso dei locali per motivi di forza maggiore», spiega il sindaco Balen. «Siamo in attesa di confronto con la dirigenza per poter concordare un'alternativa al fine di non far mancare agli ospiti un luogo aggregativo, diversificato dalle loro stanze e dagli spazi delle residenze in cui vivono. Le rassicurazioni non mancano. Ma se si deve mettere mano alle strutture dismesse, ho ragione di pensare che il nuovo bar non sarà riaperto subito». C'è rammarico nell’associazione Tutti in Campo, presieduta da Carla Viale. Nei giorni scorsi è stata organizzata la prima festa del 2016, che ha registrato una vivace partecipazione di ospiti e volontari. La prima e l'ultima visto che c'è stata la recessione del contratto di comodato e che si devono liberare i locali. «La chiusura del centro di aggregazione», si dice dai vertici del sodalizio, «coincide con lo scioglimento della nostra associazione che ha lì la sua sede. Ma soprattutto significa privare gli attuali e i futuri ospiti della Rsa e della Comunità alloggio di un luogo di aggregazione. Possiamo sperare che il lavoro svolto finora a beneficio di una utenza particolarmente trascurata, fragile ed indifesa quale è l'utenza psichiatrica, possa continuare». (l.m.)

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