Chiude la macelleria ma nessuno si fa avanti per rilevare l’attività

GOSALDO«Ci hanno detto che con la nostra macelleria se ne va un’istituzione, a noi dispiace molto che non ci sia nessuno a darle un seguito». I pensieri di Cristina Caser e di Fulvio Dalla Piazza...

GOSALDO

«Ci hanno detto che con la nostra macelleria se ne va un’istituzione, a noi dispiace molto che non ci sia nessuno a darle un seguito». I pensieri di Cristina Caser e di Fulvio Dalla Piazza sono quelli di chi ha ereditato a Gosaldo un’attività 41 anni e mezzo fa e ora chiude i battenti con poca speranza di vederli riaperti. Sabato sera, infatti, Gosaldo ha visto spegnersi un’altra luce del suo tessuto economico. Una di quelle che faceva chiaro. Lei di Caoria di Canal San Bovo, lui di Mezzano di Primiero, erano arrivati a Gosaldo il primo marzo del 1977. «Lavoravo come dipendente in una macelleria a Fiera di Primiero» racconta Fulvio, «e mi era arrivata voce che a Gosaldo il vecchio macellaio cercava qualcuno che rilevasse l’attività: un anno di prova nel locale al tempo di fronte all’attuale farmacia che è diventato lungo più di quarant’anni in piazza San Giacomo».

Anni di soddisfazioni professionali e di costruzioni di relazioni umane impossibili da cancellare. «Abbiamo fatto una scelta che ci pesa molto» sottolinea Cristina, «io ho 45 anni di lavoro e sono in pensione da 2, Fulvio ne ha 50 ed è in pensione da 8. Volevamo smettere già un anno fa, poi abbiamo deciso di tenere duro ancora un po’ per il paese, per i clienti, però ora pensiamo che sia giusto così». «Chiudiamo» aggiungono, «con grande tristezza perché, salvo sorprese, non ci sarà un seguito: quelle serrande rimarranno chiuse». Agli annunci di vendita che i due coniugi hanno messo anche online non ha infatti risposto nessuno. «Vendiamo tutto» spiega Fulvio, «attività, locale e diamo garanzia, a chi fosse interessato a rilevare la macelleria, di aiutarlo nei primi tempi. Fino ad ora, però, non si è fatto vivo nessuno, neanche per vedere il locale». I due sono convinti che di lavoro ce ne sarebbe anche in un paese che sta soffrendo lo spopolamento. «Non abbiamo chiuso per difficoltà economiche» spiegano, «se c’è qualcuno che ha voglia di lavorare bene senza contare le ore e le ferie qui trova un reddito. Non si diventerà ricchi, ma noi in questi anni ci siamo fatti una casa, abbiamo fatto studiare due figli».

«In queste zone» conclude Fulvio, «non c’è ricambio generazionale e poi qui sta diventando tutto Luxottica, che ha fatto tanto bene all’Agordino, ma ha anche fatto il deserto attorno». A Gosaldo sono morte tante attività in questi anni. Al Don, il capoluogo, è rimasto un bar, un ortofrutta che fa anche rivendita di pane, un alimentari, una merceria e una farmacia. Ai Sarasin tiene botta un bar. A Forcella Aurine, per fortuna, i giovani di Desma hanno dato nuova linfa all’attività invernale ed estiva. A loro va il pensiero di Cristina e Fulvio. «Sono proprio bravi, tutti hanno già un lavoro ma si stanno dando da fare alla grande e con successo». —

Gianni Santomaso

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