«Chiudere la strada verso le Tre Cime»

Auronzo. Lo chiede MW che propone l’impianto a fune o la cremagliera sostitutiva e si dice preoccupato per le centraline

AURONZO. Gli ambientalisti tornano alla carica. Hanno chiesto alla Fondazione Dolomiti Unesco, anche in vista dell’ispezione del prossimo autunno, di sostenere il loro impegno per la chiusura della strada comunale, «brutta e fonte di inquinamento», che raggiunge il rifugio Auronzo, sotto alle Tre Cime di Lavaredo, sostituendola con un impianto a fune o con un trenino a cremagliera, e quindi eliminando anche i grandi parcheggi, «inconciliabili con il paesaggio dolomitico».

I delegati di Mountain Wilderness l’hanno fatto alla riunione dei soci sostenitori della Fondazione, svoltasi nei giorni scorsi a Dobbiaco, sede in cui hanno denunciato anche che vicino al lago di Misurina «si è avuta la colpevole leggerezza» di progettare un parcheggio sotterraneo. «Niente di più sbagliato – affermano – perché le auto dovrebbero essere fermate più a valle, prevedendo un efficace servizio di navette per portare i visitatori nei pressi del lago». Quindi, in sostanza, via anche le auto da Misurina. Mountain Wilderness ha posto, anzi, una condizione: che il consiglio di amministrazione della Fondazione, prima di approvare il prossimo 21 dicembre, il Programma di Gestione, riesca a dare risposta a queste criticità. «La futura presenza di Mountain Wilderness all’interno del gruppo dei soci sostenitori dipende dalla coerenza con cui verranno accolte le sue osservazioni», avvertono Luigi Casanova, Vittorio De Savorgnani e Giancarlo Gazzola. Un’emergenza altrettanto importante, sollevata a Dobbiaco, per il Cadore e l’intera provincia di Belluno, è la presenza sempre più aggressiva delle centraline che «stanno devastando i corsi d’acqua delle Dolomiti». Per MW, lo sfruttamento idroelettrico ha già superato ogni ragionevole limite e va arrestato. Gli ambientalisti, dunque, sollecitano che le acque scorrano libere e contribuiscano a plasmare, come in passato, il valore naturalistico, ecologico ed estetico dei paesaggi dolomitici.

Un altro problema posto è l’eccessivo traffico sui passi dolomitici e i rumori delle moto. «Mountain Wilderness auspica con forza che venga posto un limite massimo di 60km /h specialmente per motociclette e veicoli sportivi. Sui passi il rumore non dovrebbe superare i 70dB», sostengono De Savorgnani, Casanova e Gazzola. Mountain Wilderness propone, in conclusione, un’effettiva tutela del valore naturalistico e culturale del patrimonio dolomitico Unesco e delle zone ad esso immediatamente confinanti, evitando che si trasformi in un puro richiamo turistico di facciata, «come in molti sembrano volere». La Fondazione, di conseguenza, dovrebbe ottenere dalle Regioni e dalle Province l’impegno formale di impedire ogni ampliamento delle aree sciabili. Il riferimento immediato, dalle nostre parti, è quello degli impianti tra la Val Pusteria e il Comelico. Una partita persa, però, per gli ambientalisti. I quali, pertanto, si tuffano a capofitto nella difesa del ghiacciaio della Marmolada, dall’assalto dell’impiantistica.

Francesco Dal Mas

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