Chiusa la storica Pizzolotto Detersivi in Alpago

Dopo vari tentativi di salvataggio, ieri il Tribunale ha dichiarato il fallimento. Ora 64 lavoratori attendono il licenziamento

ALPAGO. La storica ditta Pizzolotto Detersivi di Pieve d’Alpago da ieri ha chiuso definitivamente i battenti. Cinquantotto i lavoratori impiegati, ora sospesi in attesa che il curatore fallimentare invii le lettere di licenziamento. Ma a rischio ci sono anche i sei posti di lavoro dei dipendenti delle ditte d’appalto a cominciare da quelli della logistica. In tutto 64 persone a casa.

Nata nel 1919, la Pizzolotto Detersivi è stata la prima, 50 anni fa, a introdurre il packaging in flacone di plastica, integrando e automatizzando la produzione. All’inizio la ditta (che ha due sedi, una in Alpago e una nel Mantovano) contava su un centinaio di addetti tra operai e impiegati. Numero che poi pian piano è diminuito quando sono iniziati i primi problemi.

«Nel 2015, infatti», precisano Denise Casanova e Milena Cesca, rispettivamente segretaria della Filctem Cgil e sindacalista della Femca Cisl, «l’azienda, che aveva già problemi di liquidità, ha iniziato il percorso per ottenere il concordato, che non è andato a buon fine. E ieri dal tribunale è arrivata la dichiarazione di fallimento».

In questi due anni i sindacati spiegano di aver lavorato per riuscire a trovare una soluzione diversa da quella attuale e salvare i posti di lavoro.

«All’inizio», spiega Cesca, «si pensava che qualche azienda potesse essere interessata all’acquisto del ramo di azienda. A dire la verità una si era fatta avanti, ma poi non si è concluso nulla».

Nel corso degli anni, però, ai lavoratori sono stati chiesti sacrifici non indifferenti per riuscire a salvare l’impresa.

«Per due volte è stata attivata la mobilità volontaria, poi la cassa, e così sono andati via quei dipendenti vicini alla pensione. Poi, viste le difficoltà economiche aziendali, hanno rinunciato ai premi, poi alle maggiorazioni previste dall’accordo decentrato e poi pian piano sono state tolti tutti i benefici della contrattazione di secondo livello. Con un notevole stress psicologico oltre che economico per tutti i dipendenti. E ora», dichiara ancora Cesca, «sono rimasti operai e impiegati in quell’età in cui non sono così richiesti dalle altre imprese».

Dopo la chiusura di ieri i 58 lavoratori sono stati sospesi, e finché non riceveranno la lettera di licenziamento, che dovrà redigere il curatore fallimentare designato dal tribunale, non percepiranno alcuno stipendio. «Per questo speriamo che le lettere arrivino al più presto, anche se è brutto da dirsi, così i lavoratori potranno avere il pagamento almeno della disoccupazione».

«Abbiamo tentato il tutto per tutto e abbiamo sperato fino all’ultimo che la situazione potesse risolversi al meglio e che qualche azienda acquistasse il ramo di azienda, ma non è stato così», commenta la segretaria della Filctem, Casanova. «Ora resta il problema enorme», conclude Cesca, «di mettere le persone in disoccupazione e poi riqualificarle e ricollocarle».

Tremano, però, anche i sei addetti della logistica, dipendenti della cooperativa Tecnopulimento che ha vinto l’appalto della Pizzolotto. «La situazione è drammatica», commenta la segretaria della Filt Cgil, Alessandra Fontana, che li sta seguendo da tempo. «Se infatti i lavoratori della Pizzolotto possono entrare nel fallimento come creditori privilegiati e quindi ottenere quanto dovuto, così non è per i dipendenti della Tecnopulimento: se la ditta appaltatrice non avrà i soldi, i loro stipendi di marzo, aprile e il Tfr potrebbero non essere pagati. Un altro pezzo del tessuto economico di questo territorio se n’è andato. E il silenzio è assordante».

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