Chiuse le ricerche di Ismail, la procura archivia il caso
LONGARONE. Nessuno cerca più Ismail. Tranne mamma Lidia, che spera sempre di poterlo riabbracciare, a Ponte nelle Alpi. La procura di Belluno ha archiviato l'inchiesta per sequestro di persona del piccolo Mesinovic. L'indagato era il miliziano bosniaco dell'Is, Said Colic, ma la sua morte ha fatto cadere il reato. Il padre Ismar Mesinovic, 36enne imbianchino di Doboj, trapiantato a Longarone, era stato a sua volta oggetto d’indagini per sottrazione di minore, ma anche lui è deceduto in combattimento nel gennaio di due anni fa, nella città siriana di Aleppo. In quel momento, il procuratore Francesco Saverio Pavone ha chiuso l’inchiesta, senza aspettare un certificato di morte, che non arriverà mai. Sono bastate le foto del cadavere pubblicate sul sito www.putvjernica.com per dire che era proprio lui.
Molto meno si sa di Colic, quel barbuto in sella a una moto, che è ritratto in alcune fotografie con un bambino che Lidia Solano Herrera ha ritenuto di riconoscere in suo figlio Ismail Davud. La donna si è concentrata sulle foto pubblicate il 22 dicembre di due anni fa sul quotidiano La Repubblica, mentre non ha avuto la stessa impressione su quelle apparse dai quotidiani locali, anche se in realtà sono le stesse. Il Ris dei carabinieri di Parma ha acquisito altre istantanee del piccolo e ha escluso che sia il minore in questione. È un altro bambino, che si trova in Siria e viene fatto giocare con un mitragliatore in miniatura. Ismail Davud invece sarebbe stato affidato a un coppia di bosniaci, che si troverebbe a sua volta in Siria: Bato ed Emina che non sono mai stati identificati.
È vivo Munifer Karamaleski, l’operaio macedone residente a Palughetto di Chies d’Alpago, che è l’altro foreign fighter partito dalla provincia, nel suo caso portandosi dietro la moglie Ajtena e tre bambine piccolissime. Secondo la procura Antiterrorismo di Venezia, si occupa di vigilanza del ghanima, il deposito del bottino di guerra del sedicente Stato islamico. Karamaleski e Mesinovic si erano radicalizzati, ascoltando i sermoni dell’imam Husein Bilal Bosnic, che si è visto confermare la condanna a sette anni dal tribunale di Sarajevo. Al loro reclutamento, avevano contribuito il macedone friulano Ajhan Veapi, che è stato arrestato a Venezia; il marocchino Anass Abu Jaffar, che è stato espulso, quando già era tornato in patria, e lo sloveno Rok Zavbi, che è appena stato estradato in Italia.
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