Chiusi venti uffici postali in pochi anni
BELLUNO. Se gli abitanti sono pochi, si tagliano i servizi. Ma con pochi servizi, la gente se ne va. È un circolo vizioso quello che si sta stringendo attorno alla montagna, e più che abbracciarla la sta strangolando. Nel giro di una decina di anni sono stati chiusi una ventina di uffici postali e oggi trentacinque, sul centinaio rimasto, apre a giorni alterni. A ciò va aggiunto il fatto che anche la corrispondenza viene ormai consegnata a giorni alterni, in tutta la provincia, e ci sono interi paesi (o frazioni come Levego nel capoluogo) dove il postino non si è visto per giorni.
Non va meglio se si guarda agli sportelli bancari, altro servizio che sta pian piano abbandonando la montagna. A ottobre dello scorso anno Unicredit ha chiuso sei sportelli in montagna, a Lorenzago, Vigo, Lozzo, San Pietro di Cadore, Sovramonte, San Gregorio nelle Alpi, oltre a quello all'interno dell'ospedale san Martino di Belluno. Ma se a Lozzo c'è la filiale di un'altra banca e a Vigo c'è un postamat da quale si possono prelevare contanti, a Lorenzago non è rimasto nulla. Residenti e turisti per avere dei contanti devono oltrepassare i confini comunali. «Non si è tenuta in considerazione la difficoltà del nostro territorio», spiega con rammarico il sindaco, Mario Tremonti. «Non avere un bancomat operativo è un disagio per i residenti ma anche per i turisti, perché si tende a non andare in vacanza in un posto in cui non ci sono servizi». A Lorenzago l'ufficio postale c'è, è aperto tre giorni alla settimana, ma Tremonti resta preoccupato: «C'è un trend pericoloso, i Comuni possono fare la loro parte ma se parallelamente non c'è volontà da parte dei privati di investire in montagna non si può andare avanti».
Preoccupata anche il sindaco di San Pietro Elisabetta Casanova Borca, che ha perso lo sportello Unicredit ma fortunatamente ha un'altra banca sul territorio. In montagna bisogna sapersi accontentare. «Ma i servizi sono fondamentali, per mantenere la montagna viva», afferma. Anche a Pieve di Livinallongo è stato chiuso lo sportello bancomat della Cassa Raiffeisen della Val Badia (per ragioni di sicurezza i rifornimenti di contante sono stati affidati a una ditta specializzata nel trasporto di valori e rifornire tutti gli sportelli deceentrati sarebbe troppo costoso). Ma nel Comune guidato da Leandro Grones ci sono altri tre punti di prelievo, due banche, due uffici postali. «Qui ci difendiamo, come servizi, ma restiamo con le antenne dritte, non si sa mai», spiega il sindaco, che vuole chiedere a Poste italiane di installare un postamat a Pieve di Livinallongo, per sopperire alla chiusura dello sportello bancomat.
Le poste, altro tasto dolente. E' ancora in piedi il ricorso al Tar dei Comuni di Zoldo Alto (ex, oggi Val di Zoldo), Colle Santa Lucia e Gosaldo contro la chiusura degli uffici nei loro territori. A Comelico Superiore il sindaco ha vinto la sua battaglia e l'ufficio di Candide ha riaperto. Ma la situazione è critica. «Nell'ultima decina di anni hanno chiuso una ventina di uffici», spiega Loredana Vian, della Slc Cgil. «Trentacinque, del centinaio rimasto, lavora a giorni alterni. L'azienda da quando è diventata privata guarda agli utili e questi sono i risultati».
Il Bellunese paga anche lo scotto di essere «una provincia poco ambita. Guardando alla mobilità interna a Poste italiane, nessuno chiede di venire a Belluno. E le persone impiegate nella nostra provincia spesso si trovano a lavorare un giorno in un ufficio, quello successivo in un altro distante anche 50, 70 chilometri. Una situazione difficile da sostenere».
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