«Chiusura, decida la protezione civile»
CORTINA. Come non bastassero i problemi delle frane, ecco uno assai delicato per la protezione civile. Un nodo che la Regione porrà al tavolo di confronto convocato martedì dalla Prefettura a Belluno.
Nelle situazioni di emergenza – ecco il problema da risolvere – perché i volontari della protezione civile che vigilano sulla sicurezza della statale di Alemagna ad Acquabona non possono deciderne la chiusura ma devono passare attraverso il sindaco?
La Regione chiederà perciò alla Prefettura l’autorizzazione a farlo autonomamente.
«Il problema è solo apparentemente di ordinaria burocrazia», sottolinea l’assessore regionale alla protezione civile, il bellunese Gianpaolo Bottacin della Lega nord. «In verità crea intoppi ed allunga i tempi delle decisioni che dovrebbero essere le più tempestive possibili».
La chiusura della statale può decretarla infatti solo l’Anas, oppure i vigili del fuoco o, ancora, il sindaco di competenza.
Quando su Cortina il bollettino meteo prevede temporali, il sindaco fa accorrere ad Acquabona la Protezione civile per la necessaria vigilanza. Ma se vien giù tutta quella massa di detriti che si è vista nelle ultime settimane, i volontari non possono far altro che avvertire il sindaco perché provveda lui stesso alla chiusura.
«La direttiva alla Protezione civile perché non agisca autonomamente», ricorda Bottacin, «è arrivata dal Dipartimento nazionale. Ma sul posto abbiamo riscontrato che è indispensabile una diversa, opposta indicazione».
L’assessore ricorda, infatti, che la massa in movimento è di circa 100 mila metri cubi e che nei prossimi giorni, in caso di maltempo, potrebbero verificarsi altri situazioni di pericolo. A questo riguardo l’Anas conferma che da domani o, al più tardi, dai primi giorni della settimana potrà agire, anche sul piano normativo, con le caratteristiche di primo intervento, che allentano tutta una serie di vincoli sulle opere di messa in sicurezza.
Le più urgenti sono due: moltiplicare i tombotti sotto la statale di Alemagna per far defluire l’acqua ed il fango che arrivano dal versante della frana.
Oggi ce n’è soltanto uno, ne servono altri 3. La spesa programmata è di circa 700 mila euro. Nel frattempo, a monte, sotto il versante sud del gruppo del Sorapis, è indispensabile costruire la vasca di contenimento ed approfondire gli altri invasi realizzati nei mesi scorsi. Invasi che sono stati provvidenziali nel frenare le ripetute colate. Il costo, in questo caso, è di circa un milione di euro. Si tratta, poi, di mettere in sicurezza la parete, sulla quale stanno in bilico circa 30 mila metri cubi di roccia e terra.
«Questo è un compito della Protezione civile nazionale, perché la proprietà è dello Stato», specifica l’assessore Bottacin.
Il milione e 700 mila euro dei primi interventi sono somme scucite dal Governo e gestite dall’Anas.
«La Regione», insiste il deputato bellunese del Pd Roger De Menech, «non può fare la sua parte, o almeno una parte?».
«Non sono aree di nostra competenza», ribatte Bottacin. «E, in ogni caso, abbiamo stanziato in queste ore 4 milioni per le spiagge danneggiate dalle mareggiate. Se lo stato ci passa qualche contributo allo scopo, la Regione può stornare una cifra per Acquabona».
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