Chiusura passi, i trentini si confrontano col Veneto
LIVINALLONGO. «Da settembre cominceremo a confrontarci con la Regione Veneto per capire come procedere con le ulteriori sperimentazioni della mobilità sostenibile sui passi dolomitici». Lo annuncia Mauro Gilmozzi, assessore provinciale di Trento. Gilmozzi è intervenuto ieri a palazzo Piloni a Belluno, per presentare i progetti della Fondazione Dolomiti Unesco finanziati con i Fondi di confine. «Ho incontrato gli assessori regionali del Veneto, Federico Caner ed Elisa De Berti, con i quali il dialogo è ottimo. Abbiamo convenuto tutti insieme», racconta Gilmozzi, «che il turista moderno ricerca contesti naturali e preferisce una mobilità sostenibile, lontana da quella praticata nelle grandi città. Bene, si tratta di individuare insieme le opportunità migliori per una frequentazione, appunto sostenibile, delle Dolomiti».
L’anno scorso si sono sperimentati sul Passo Sella i “green days”, l’estate prossima si farà un’esperienza del tutto nuova, anch’essa limitata al Passo Sella, con il contingentamento delle auto. «Finora ci siamo relazionati fra Trento e Bolzano, ma per i prossimi anni vorremmo coinvolgere anche la Regione Veneto e la Provincia di Belluno, poiché ci siamo dati cinque anni per verificare cosa è meglio fare sulle nostre Dolomiti, e in particolare lungo gli itinerari più frequentati» . Gilmozzi ricorda ripetutamente che per il momento l’unico valico coinvolto è il Sella, quindi, «non è saggio tirare in ballo tutti gli altri passi, perché altrimenti si danno messaggi fuorvianti», dice.
L’assessore trentino smentisce anche gli operatori turistici quando affermano che in questo modo le due Province di Trento e Bolzano vogliono conculcare il diritto alla mobilità. «Noi vogliamo semplicemente promuovere le migliori opportunità per un turista esigente, qual è quello italiano ed internazionale, che vuole conoscere la straordinarietà rappresentata da queste montagne. Immaginarsi se vogliamo punirlo come qualcuno ha detto in queste settimane».
Il presidente di palazzo Piloni, Roberto Padrin, si dice d’accordo con Gilmozzi. «È evidente che l’obiettivo della nostra Provincia è quello di recuperare tutti i turisti possibili e, in particolare, quelli che fanno tendenza. Quindi non potremmo considerare misure che appaiano restrittive della mobilità, ma sicuramente», precisa Padrin, «siamo pronti a sostenere tutti quei progetti che promuovano un accesso più consapevole alle bellezze di cui disponiamo, senza appunto consumarle». E se Gilmozzi ribadisce che «non è in corso nessuna guerra» nei confronti degli turisti pendolari, quindi non stanziali, Padrin conferma l’interesse della Provincia a verificare con la Regione tutte le nuove opportunità di accesso alle Dolomiti, accompagnandole anche infrastrutturalmente. «Le piste ciclopedonabili sono delle alternative molto apprezzate che corrispondono proprio a questo interesse», esemplifica Padrin. Quindi, par di capire, le eventuali misure restrittive vanno accompagnate dai servizi complementari, come nuovi parcheggi a valle, possibilità di salire e girare le Dolomiti con i mezzi pubblici e con le piste ciclabili che portano ai passi.
Francesco Dal Mas
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