Christian Forte, l’apicoltore nomade appassionato di alpinismo

CIBIANA
Christian Forte è un apicoltore nomade figlio «di una famiglia nomade, che nel corso degli anni si è spostata molte volte, quindi sono da sempre abituato a montare in auto per spostarmi dove serve».
Nato in Svizzera da padre pugliese e mamma veneziana, ha trascorso infanzia e adolescenza a Noventa di Piave, dove ha studiato per diventare geometra ma da dove è scappato dopo un anno di lavoro perché «c’era qualcosa che non funzionava, nel paese come anche nel mio mestiere». Così ha deciso di dedicarsi all’apicoltura. «Non subito, perché non era un mestiere di famiglia. Ma sentivo che sarebbe stato nel settore agricolo, visto che i miei zii in Puglia coltivavano campi e ulivi e ogni volta che andavamo a trovarli ne restavo totalmente affascinato, fino ad avere io stesso il bisogno di costruire un campo. Così ho scelto di frequentare un corso sull’agricoltura biologica e l’alimentazione da 800 ore frontali più 300 ore di stage: l’ente promotore poteva scegliere la sede al posto mio, ma ho voluto prendere in mano la situazione e così a 19 anni ho scelto di trasferirmi a Forno di Zoldo per entrare a far parte delle maestranze di Renato Panciera, apicoltore storico della provincia e titolare dell’agriturismo “La Sloda”».
Come mai proprio nello Zoldano?
«Sono un grande appassionato di alpinismo e arrampicata, poi all’epoca Panciera era un luminare del biologico e dell’apicoltura, mi sembrava un’occasione irrinunciabile. Inoltre sentivo il bisogno di allontanarmi dal paese in cui ero cresciuto, che mi stava stretto già da qualche tempo. Al termine dello stage sono stato assunto e ho potuto contare sulla sua ospitalità. Facevamo tutto assieme, dai pasti comuni alla giornata di lavoro. Gli orari non sono in questo campo mai quelli di un ufficio, si fa quel che si deve e si mangia quando si può. Sono stato con lui per 7 anni, nel tempo libero andavo ad arrampicare e l’inverno usavo i soldi messi da parte per viaggiare, anche se c’è comunque un sacco di lavoro invernale da fare e finora non ho mai visto un apicoltore diventare ricco...».
Nel 2011 la svolta....
«Quell’anno ho conosciuto Carla Talamini, che poi è diventata mia moglie, e abbiamo deciso di comune accordo di intraprendere la nostra strada. Io vivevo ancora da Panciera e questo non conciliava molto la mia vita privata, così abbiamo pensato di andarcene per conto nostro, trasferendoci a Cibiana. Quell’anno ho fatto un sacco di altri lavori, anche perché iniziare ad allevare api richiede molte spese di partenza. Fortunatamente, quando ho cominciato, ho potuto accedere ai fondi per il primo insediamento, anche se non ho potuto sfruttare al massimo quella prima opportunità; ma poi sono cresciuto con le mie sole forze».
Com’è stato l’avviamento al mestiere di apicoltore?
«Il primo anno ho avuto delle perdite sostanziali perché passare dalla teoria alla pratica non è semplice, nemmeno in questo lavoro. Sono partito con una decina di alveari, ora ne gestisco 200. La parte in campo la faccio da solo mentre nel laboratorio di trasformazione mi aiuta Carla, anche se lei fa l’operatrice shiatsu, quindi mi dà una mano nel tempo libero. L’anno scorso è stata un’altra annata disastrosa per colpa del tempo. Un’arnia da sola può fare 40-50 chili come 2 e il 2019 è stato uno di quegli anni. L’apicoltura è un lavoro dove più conoscenze hai, più hai la possibilità di trovare una soluzione al momento giusto».
L’apicoltura “Christian Forte” è anche certificata biologica.
«Abbiamo sempre perseguito i suoi principi, ma sono riuscita a ottenerla soltanto l’anno scorso per una mera questione economica. Solitamente gli enti certificatori chiedono di approntare tutta una serie di altre modifiche all’azienda che non ho voluto fare proprio perché ho sempre lavorato in un certo modo. Ho posticipato il tutto finché non ho trovato l’ente che invece di chiedermi adeguamenti, si è limitato a fare degli accertamenti con analisi specifiche per verificare che rispettassimo tutti i parametri. Così è stato».
Lei è un allevatore nomade?
«Al 100 per cento. Si comincia a dormire nei furgoni a fine febbraio fino a settembre, quando va bene. Ogni tanto la famiglia ti segue, ogni tanto no perché è comunque molto faticoso, si sta fuori anche 5-6 giorni di seguito. Per essere un apicoltore girovago bisogna conoscere il proprio territorio, così da portare le api soltanto nei luoghi migliori, con più possibilità di trovare fiori e ambienti sani. La provincia di Belluno è prevalentemente sana ma difficile per fare apicoltura: bisogna avere le api adatte, non si lavora quasi mai in piano, tutto è concentrato in due mesi e se il meteo non è dalla tua parte la produzione rischia di essere molto scarsa. Le collaborazioni con personaggi come Lorenzo De Candido (altro “custode del territorio”, ndr) o lo stesso Panciera sono fondamentali e rendono bello questo lavoro ». —
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