«Ci sentiamo come in guerra»

Enrico Orsingher vive a Parigi da sette anni : «Mi rendo conto che potevo essere lì, in un ristorante di Parigi, in una sala concerto. Per la prima volta ci sentiamo colpiti nel quotidiano»

BELLUNO. Enrico Orsingher vive a Parigi da sette anni. Bellunese di Baldenich, dopo gli studi in terra francese, ha iniziato a insegnare latino, greco e francese nei licei e nelle scuole medie della capitale. Attualmente, assieme alla fidanzata, insegna nelle banlieu parigine, l’area periferica più problematica di Parigi: «I miei studenti sono tutti francesi, ma faccio parte di un corpo di docenti di origine europea-caucasica in mezzo a giovani arabi e di colore.

«Che paura, la mia ragazza era a teatro»

Ragazzi che si rendono di vivere in un quartiere ghetto, dove pochi si sentono francesi. Un esempio. La mia ragazza lo scorso anno lavorava nel quartiere Invalides, in centro a Parigi: nella sua scuola la commemorazione della strage di Charlie Hebdo era stata partecipata e commovente. Io insegnavo nel quartiere dove erano cresciuti i fratelli Kouachi: qui, oltre a non osservare il minuto di silenzio, ho visto ragazzi vestire la maglia con la scritta “Je suis Kouachi”. Purtroppo qui si vive una Francia diversa e le colpe non sono solo di chi ci abita».

Orsingher venerdì sera, dopo essere uscito da scuola, ha giocato a calcetto con gli amici: «Sono passato tre ore prima vicino allo stadio, proprio nel punto dove sono scoppiate le bombe. Non ho rischiato nulla, però mi ha fatto riflettere il fatto che siano stati colpiti i luoghi che frequento da sempre.

«Strade e metropolitane vuote qui l’atmosfera è surreale»
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Quattro anni fa abitavo vicino Bataclan, pochi giorni fa ero passato a due passi dal ristorante cambogiano. Il primo pensiero è andato alla strage di Charlie Hebdo, ma se in quella occasione era stato colpito un obiettivo sensibile, questa volta ci sentiamo in una sorta di stato di assedio, in guerra. Mi rendo conto che potevo essere lì, in un ristorante di Parigi, in una sala concerto. Per la prima volta ci sentiamo colpiti nel quotidiano».

«In Francia vivo bene, ci tornerò»
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Orsingher ieri ha preferito non uscire di casa («valuterò se farlo questa sera -ieri ndr», ha detto), ma lo stato d’animo dei parigini è chiaro: «Di solito la strada dove vivo è molto trafficata, questa mattina (ieri ndr) era molto deserta. I tg dicono che la vita è ricominciata tranquillamente, ma non è vero: non si sente un rumore. Parigi è stordita da questi attentati».(f.r.)

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