«Ciclabile da scandalo» i costi sono saliti del 130%
AGORDO. «I costi della ciclabile sono aumentati del 130% per le opere in comune di La Valle e di circa il 120% in comune di Taibon».
A dirlo giovedì sera in consiglio comunale ad Agordo è stato il sindaco del capoluogo di vallata, Sisto Da Roit. Nel rispondere al consigliere di minoranza Roberto Chissalè, Da Roit ha messo a nudo quella che è la triste realtà della pista ciclabile che da Listolade dovrebbe arrivare al Le Campe attraversando i comuni di Taibon, Agordo e La Valle.
Un'opera il cui progetto preliminare è stato approvato dall'allora Comunità montana agordina nel 2005 a fronte di un corposo finanziamento regionale (984.417 euro su un importo globale di progetto di 1.406.310 euro). I lavori erano stati assegnati alla ditta De Prà nella primavera-estate 2009 e non sono ancora finiti.
«Entro l'estate», ha detto giovedì Da Roit «l'Unione montana, che ha la regia dell'operazione, dovrebbe concludere i lavori di costruzione del ponte sul Cordevole a Taibon e dovrebbe asfaltare il tratto fino al ponte sul Rova. Dopodiché i fondi sono finiti perché i lavori fatti in comune di La Valle a Le Campe e a Taibon soprattutto tra Nogarola e la Corpassa sono costati rispettivamente il 130% in più e circa il 100% in più. Sul perché e sul per come bisogna chiedere all'Unione montana».
I tratti in questione sono proprio quelli per i quali, nel 2012, era stata fatta una variante di progetto. Nella relazione redatta dallo studio Sab srl di Perugia si spiegano i motivi che avevano portato alla variante stessa, determinati in particolare dai "dissesti mascherati dalla vegetazione impenetrabile esistente". Era davvero tutto così impossibile da prevedere? Perché sono state gettate le spalle del ponte sul Cordevole a Taibon nei pressi della centrale "Domenico Gnech" senza poi continuare nell'opera? Esistono dei responsabili per tali errori di progettazione o di gestione che hanno fatto salire i costi?
Oltre a ciò esiste l'altro problema, questa volta in comune di Agordo, relativo all'esproprio nei pressi della galleria della vecchia ferrovia a Ponte Alto. In ballo c'è il ricorso al Tar del proprietario Giuseppe Scandiuzzi. «I 140 mila euro a bilancio», ha spiegato Da Roit «sono residui che noi daremo alla Um e che sono la nostra quota di cofinanziamento per l'opera. La faccenda del ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, oltre ad aver determinato il blocco dell'opera, ha determinato dei costi legali supplementari». «È insopportabile», ha aggiunto il sindaco «che l'opera sia in corso da 10 anni. Con l'Um abbiamo fatto incontri a Venezia alla direzione regionale, referente di questa progettualità alla quale l'Um deve rendicontare le spese. C'è anche un contributo della Regione per trovare una soluzione e concludere l'opera. In accordo con Venezia, l'Um ha deciso di riaprire le procedure amministrative per l'esproprio, perché prima, per un errore formale (scadenza non rispettata di un giorno) il Tar aveva dato ragione al proprietario. Si rifarà l'esproprio e si troveranno le risorse (venute a mancare per la lievitazione dei costi) per completare l'opera fino alle Miniere».
Gianni Santomaso
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi