Ciclabile invasa dalle erbacce i residenti chiedono lo sfalcio

CESIOMAGGORE. Busche, granaio del territorio cesiolino nel presente e nel futuro, non presenta un bel biglietto da visita di sé se l'immagine che continueranno ad avere innanzi agli occhi turisti e cicloamatori è quella di una pista ciclabile infestata dalle erbacce.
Alcuni residenti nella frazione, interpretando il malcontento di turisti provenienti anche da Oltralpe costretti a transitare sul tratto di Busche in evidente degrado, lo hanno fatto presente più volte in Comune, sollecitando lo sfalcio e la messa in sicurezza degli sbocchi sulla statale dove le erbe infestanti sono cresciute a dismisura e compromettono la visibilità.
E dal Comune, ogni volta, si risponde che mancano risorse umane (con una squadra comunale ridotta ai minimi termini) rispetto a un territorio troppo vasto e complesso dal punto di vista delle emergenze. E poi si chiamano in causa la Provincia e lo Stato: a chi spettano la pulizia e il riordino di un tratto, quello della ciclabile sotto la rotatoria, nato male (come progetto) e cresciuto peggio con un avvallamento che si riempie di acqua quando piove molto e dove non si è provveduto alla regimazione del torrentello Ponat?
Di fronte allo scaricabarile fra enti – Comune, Veneto Strade e Anas – chi abita a Busche è doppiamente avvilito: per lo stato di degrado in cui versa la ciclabile, sotto gli occhi di ventimila automobilisti in transito ogni giorno, e per lo scetticismo che dimostrano i cicloturisti provenienti da tutta Europa che “scuotono la testa”, si fa presente dagli osservatori della frazione, prima di raggiungere (non senza rischi) il tratto successivo di Lentiai dove tutto è lindo e pulito.
È questo uno dei motivi per cui si sono avanzate richieste al Comune di mettere mano al tratto “infestato”. Ma gli stessi residenti, pur senza assolvere l'ente che non provvede, sono consapevoli che l'errore è a monte, si fa risalire cioè a una delle pagine più contraddittorie della storia di Busche, quando fu fatta la rotatoria attuale (e si parla di dieci anni fa) dopo otto progetti redatti dalla Provincia prima di ottenere il via libera dalla Soprintendenza. Il progetto originario, si ricorda dalle memorie storiche, avrebbe accontentato tutti, dagli imprenditori ai commercianti ai residenti fino ai cicloturisti cui sarebbe stato servito un tratto di ciclabile diritta e delle larghezza e profondità giuste per le manovre di un trattorino utile alla manutenzione ordinaria (sfalcio e riordino dell'asfalto).
Il “no” della Soprintendenza per salvare il patrimonio boschivo, acacie e roveri, ha comportato una corsa all'impazzata, lunga otto progetti, per arrivare a quello attuale di rotatoria, con una ciclabile stretta, infossata e inagibile anche ai mezzi più piccoli per la manutenzione.
Laura Milano
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