Cimeli, documenti e armi in 400 metri quadrati

I visitatori sono accolti da un grafico multimediale sul fronte della Grande guerra Sale dedicate alla Brigata Cadore e ai soccorsi del Vajont e dell’alluvione del 1966
SEDICO. Cimeli, documenti, armi, gagliardetti storici e molto altro ancora in 400 metri quadrati di esposizione.

All’ingresso, insieme a oggetti che ricordano la nascita del museo, con una foto del comandante Ghe, balza davanti agli occhi il grande plastico multimediale di recente realizzazione. Un video, sia in italiano che in inglese, racconta la Grande Guerra nel bellunese. E ci sono poi i focus su musei e raccolte, cimiteri e sacrari, opere militari e campi di battaglia. A ogni video e spiegazione corrisponde l’illuminazione delle aree corrispondenti sul plastico. «C’era un’idea molto vaga di quello che poteva essere il fronte della Prima guerra mondiale in provincia», fa notare la Busatta. «Questo plastico (costato 40 mila euro e progettato da Asteria Multimedia di Trento, con la collaborazione della Larin di Belluno,
ndr
) colma questa lacuna e piace tantissimo, a grandi e piccini. Nei filmati ci sono anche spezzoni di film storici, risalenti agli anni Trenta».

Proseguendo, c’è una grande stanza in cui sono state posizionate tutte le armi. Nel 2009 c’era stato un furto e per questo spazio sono state incrementate le misure di sicurezza, come il cancello blindato. Si tratta delle armi utilizzate dal 7° Reggimento Alpini, tra cui il fucile modello 91, lo standard. Ma c’è anche il settore delle mitragliatrici e delle armi di squadra. Nella sala non mancano poi gli oggetti che ricordano i primi anni di vita del Reggimento; una foto autografata del colonnello Angelo Fonio, primo comandante del 7°; di rilievo il medagliere del generale Carlo Rossi, «definito il più bello d’Italia», commenta Patelli.

C’è poi un’area dedicata ai cimeli relativi alle campagne d’Africa di fine 1800, alle guerre di Libia, Albania ed Etiopia e varie prede belliche della seconda guerra mondiale. Al piano superiore alcune gigantografie sintetizzano le tappe più importanti della storia del Reggimento, mentre un diorama illustra la vita in trincea.

Un angolo è dedicato al mulo, fedele compagno di vita degli alpini; un altro alle fanfare, con ascoltabile la “Marcia delle Tofane” ; un altro ancora alla guerra chimica. Ci sono poi attrezzi con cui venivano scavate trincee e ricoveri. La riproduzione di una truna, bivacco di emergenza ottenuto scavando una buca nella neve.

«A distinguerci è il fatto che, oltre ai cimeli, abbiamo tanti documenti storici, come lo schizzo dell’area di guerra sulla Marmolada fatto nel 1918, nella zona di Cirelle-Ombretta», afferma la Busatta. «Possediamo foto e album interi sul conflitto sulle Dolomiti e sul Monte Grappa».

Esposti inoltre due pannelli di disegni dal fronte realizzati da Edgardo Rossaro. Gli altri sono conservati all’Archivio storico di Belluno. L’idea sarebbe di riunire tutti e 20 i pannelli. Una sala è “tutta” della Brigata Alpina Cadore. Un settore è dedicato alla Seconda guerra mondiale. In un’altra stanza gli anni del dopoguerra, dal 1953, con gli aiuti in seguito alla tragedia del Vajont (il 7° Reggimento fu il primo a intervenire e ottenne la Medaglia d’Oro al Valor civile) e all’alluvione del 1966. Un’ultima sala si concentra sulle missioni di pace all’estero, dal 1997 in poi: in un’urna è conservato un lembo di terra dell’Afghanistan raccolto tra il 2010 e il 2011, con un ricordo dei cinque caduti.
(m.r.)

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