Cimurro nelle volpi, primi casi in provincia
BELLUNO. Primi casi di cimurro nel Bellunese. A fare da sentinella per questo fenomeno che interessa in prevalenza animali selvatici come volpi e tassi ma che può trasmettersi al cane non vaccinato è l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie che da tempo attua un monitoraggio tramite un sistema di sorveglianza passiva: vengono fatte delle analisi sugli animali morti o con sintomi sospetti consentendo di intercettare l’epidemia dal principio. Si è così scoperto che anche nel Bellunese qualche animale - in prevalenza volpi - ha contratto il cimurro mentre in Friuli Venezia Giulia i numeri sono più alti.
«Questo sistema è stato attivato in occasione dell’epidemia di rabbia» spiega il Carlo Citterio, veterinario della sezione di Belluno dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, «che a differenza del cimurro è una malattia trasmissibile all’uomo e per la quale era stata quindi messa in campo una campagna di vaccinazione orale delle volpi. Ora la provincia di Belluno è indenne dalla rabbia ma rimane in piedi il sistema di sorveglianza passiva che ci ha consentito di individuare i casi di cimurro».
Una malattia, spiega il veterinario, che dal 2006 ricompare con cadenza ciclica e colpisce in particolar modo volpi, tassi, faine e martore. I piccoli carnivori del bosco sono i più esposti al rischio di contrarre la malattia che però può colpire anche i cani domestici. «Questa malattia non si trasmette all’uomo» continua Citterio, «ma il problema può insorgere per i canidi. Esiste un vaccino e l’immunizzazione, anche se non è obbligatoria, è fortemente raccomandata dai veterinari. Dopo un primo vaccino vengono fatti alcuni richiami e grazie alla copertura che viene in questo modo garantita possiamo dire che nel Nordest i casi di cani colpiti da cimurro sono stati veramente pochissimi negli ultimi anni». Nonostante i proprietari si siano dimostrati molto sensibili al tema, soprattutto in zone dove i cani sono spesso a contatto con ambienti esterni come nel Bellunese, la malattia non è stata del tutto eradicata e, soprattutto quando sono in atto epidemie tra gli animali selvatici, è meglio verificare la copertura vaccinale del proprio animale.
«I proprietari dovrebbero controllare lo stato delle vaccinazioni e, se il cane non è coperto, agire di conseguenza. A chi si avventura nel bosco raccomandiamo di non toccare gli animali, né quelli morti né quelli visibilmente malati che proprio per questo potrebbero mordere. Basta avvisare la polizia provinciale o i carabinieri forestali che poi li consegneranno all’Istituto Zooprofilattico: i dati sono utili a mappare la malattia e a studiare come si sta evolvendo il virus».
Valentina Voi
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